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sabato 4 gennaio 2014

Salsicce & Emozioni

di Silvana Biasutti        
(VAL D'ORCIA - terra d'eccellenza, n°12)
Vi ricordate il Festival dell’Unità? Ci si andava a mangiare salsicce, salsicce ed emozioni. Non ho mai militato, ma sapevo bene – perché ne parlavamo insieme – che quelli che militavano ci andavano a cuore aperto, perché quello era il momento in cui le idee acquisivano uno spessore che nella vita quotidiana veniva inevitabilmente un po’ diluito. E loro a quelle idee ci tenevano e in quelle idee credevano fino in fondo, fino a costruirci su quello che oggi si sono anch’essi
abituati a chiamare ‘stile di vita’, riconoscendo valori ormai volati via col vento …
Vi ricordate Mussari? Certo che ve lo ricordate, ma oggi solo per rigettare lui e quello che ha combinato – di qualsiasi natura siano le sue responsabilità – a Siena e agli italiani; ma se avete buona memoria (e siete in buona fede), vi ricorderete anche dell’aura che circondava l’uomo e ciò che faceva, spargendo carisma ed emozioni (piaccia o no riconoscerlo adesso – ma è tardi per negarlo –) ed affermando uno stile personale che con le emozioni aveva parecchio a che fare …
Ora pensate a Grillo, oppure a Renzi – no, non li voglio mettere insieme, ma hanno qualcosa in comune – entrambi sanno, o hanno saputo, suscitare emozioni. Grillo e il suo discorso preelettorale ce lo vogliamo ricordare? E Renzi?, anche se ora, alla prova severa delle razionalizzazioni, si sta   sfarinando?
Tempo fa, ho parlato con un giovane uomo che fa parte di un’amministrazione, per  proporgli un’idea che mi è venuta per raccogliere fondi (e attenzione), a proposito di un’emergenza locale. Mi ha espresso la sua gratitudine, senza chiedermi che cosa avevo in mente, perché era già stata presa la decisione per affrontare quel problema: probabilmente una decisione ineccepibile, per raccogliere fondi e lasciare in fondo al cassetto qualsiasi coinvolgimento emotivo.
Perché per coinvolgere bisogna saper suscitare emozioni e gli uomini della politica, oggi, sono capaci di suscitare emozioni quanto un pesce lesso (per questo abbiamo inventato la maionese!) … Battute a parte, e a parte pochi, pochissimi uomini (tra cui i due che ho nominato qui sopra), gli uomini che abitano la politica odierna danno, in genere, l’impressione di avere incorporato un registratore di cassa, di essere preoccupati del (proprio) futuro, di mettersi il tailleur giusto, e di altre cose, ma di nessuna che sia capace di suscitare un fremito (che non sia di impazienza o addirittura di disgusto) nel cuore di chi li ascolta.
Perché questi politici – tutti uguali e tutti preoccupati di mantenere un ‘sistema di potere’ che li nutre, come una pappina proteica per alimentare un moribondo – sono incolti: essi non sanno, perché vivono intorno a una ‘non-idea’ che è quella di far tornare i conti; qualcosa che non solo non emoziona perché infastidisce i cittadini (i conti li dobbiamo far tornare noi, pare!); non sanno perché la loro idea di vita è quella di mantenere in vita un partito (quale che sia), mica un’idea; non sanno perché hanno perso l’anima (e il contatto con i cittadini), sfinendosi a eseguire ciò che è servito a realizzare intese, rinunciando a idee e dimenticando le emozioni.
Perché emozionare richiede slancio (e subito dopo, tenuta), e bisogna metterci energia vitale (e la propria faccia), e bisogna saper parlare alla gente (vedi ancora i due summenzionati), e bisogna saper dire anche le cose brutte. Per emozionare bisogna essere veri e vissuti, e aver patito (o sapere che cosa vuole dire patire). Ed essere colti: colti non vuol dire libri letti (anche, ma non solo); colti vuol dire sapere che non c’è solo la propria vita (e per questo i libri sono importanti!), ma anche quella degli altri; e se ti ci devi immedesimare, per raccontare che cosa vuoi fare e in che cosa credi, è difficile farlo se non si conoscono le mille sfumature dell’esistere, se non si sanno i desideri degli uomini (alla tedesca menschen) e i loro sogni.
Ho molta nostalgia delle salsicce, e delle emozioni, ma forse diventerò vegetariana …

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