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mercoledì 18 luglio 2012

Il calderone delle medicine complementari

1959 – Robert Tohm
Ippocrate nel visitare un bambino
di Federico Del Conte          
(VAL D'ORCIA - terra d'eccellenza, n°6)
La nascita della medicina, viene attribuita ad Ippocrate (460–377 a.C.). Questo principalmente per aver distinto il concetto di medicina dalla teurgia e la filosofia, definendo in questo modo il ruolo del medico come professione. Le teorie e il pensiero medico di Ippocrate sono rimaste invariate fino
all’arrivo di Galeno (126–216 d.C), che ha apportato sostanzialmente una rivisitazione del pensiero Ippocratico attraverso una maggior conoscenza della fisiologia, anche se ancora rudimentale. In realtà le basi della Medicina Tradizionale, per come la conosciamo oggi, risalgono a non prima di quel periodo storico indicato come “Età Moderna (XVI-XIX secolo)”, con personaggi quali: William Hervey (1578–1657), Marcello Malpighi1628–1694, Giovan Battista Morgagni (1682–1771) e Samuel Hahnemann (1755–1843). Il fervore idiologico che si è espresso a quei tempi in tutti i campi, dalla teologia alla scienza, attraverso personaggio come Martin Luther (1483–1546) o Isaac Newton (1642–1727), ha dato anche alla medicina gli strumenti per staccarsi dai vecchi concetti ancora fermi alle teorie di Galeno, ormai non più adeguati per il tempo. E’ in questo periodo che nasce anche la Medicina Omeopatica con Samuel Hahnemann, che definiva il suo approccio alla malattia: “medicina dell’esperienza”, basata su di un metodo empirico, attraverso l’osservazione e non l’intuito. Una medicina che si basa sul fondamento: Similia similibus curantur letteralmente «I simili si curino con i simili.». Questa viene definita anche come la legge dei simili: una sostanza, capace di provocare sintomi in un organismo sano, agisce come agente curativo in un organismo malato in cui si manifestano gli stessi sintomi. La Medicina Omeopatica riscosse un certo successo in tutta Europa, tanto da essere di ispirazione ad altri medici per la formulazione di nuovi e diversi approcci terapeutici. Il medico inglese Edward Bach (1886–1936), non molto soddisfatto del lato meccanico e spersonalizzante che a volte assume la pratica medica, influenzato dalle teorie di Samuel Hahnemann, sviluppò le attuali conoscenze di immunologia sintetizzando dei vaccini, chiamati nosodi che dovevano essere somministrati per bocca. I sette vaccini, chiamati “sette nosodi di Bach”, riscossero un notevole successo e furono l’anticamera alla formazione dei Fiori di Bach. Secondo il suo pensiero, la floriterapia deve essere semplice e accessibile a tutti, in quanto tutti potrebbero sviluppare la sensibilità necessaria per effettuare da soli l’auto-diagnosi e l’auto-pratica. I Fiori di Bach curerebbero la malattia “agendo sull’Anima del paziente”, considerando la malattia stessa come un errore nel rispettare le direttive dell’Anima. Si tratta di un metodo terapeutico che si basa esclusivamente su di una valutazione emotiva della malattia senza una considerazione oggettiva dei sintomi, e che può essere prescritta a prescindere da una conoscenza medica. Poco più tardi un altro medico, questa volta tedesco, viene affascinato dalla Medicina Omeopatica Hans Heinrich Reckeweg (1905–1985), fondatore dell’Omotossicologia. I suoi studi sono mossi dall’esigenza di voler integrare la medicina Omeopatica con la medicina tradizionale e nel 1952, intravede nelle moderne scienze, Biochimica ed Immunologia in particolare, le chiavi di lettura per spiegare i principi hahnemanniani su cui si fonda l’Omeopatia. L’Omeopatia anti-omotossica o Omotossicologia (etimologicamente: studio dei fattori tossici per l’uomo) identifica nelle “omotossine” la causa cui ricondurre eziologicamente tutte le malattie. Il dottor Reckeweg diceva: “le malattie sono l’espressione della lotta dell’organismo contro le tossine, al fine di neutralizzarle ed espellerle; ovvero sono l’espressione della lotta che l’organismo compie naturalmente per compensare i danni provocati irreversibilmente dalle tossine” Le conseguenze sono un approccio molto organicistico nei riguardi del paziente, al quale vengono somministrati dei rimedi che nei processi di preparazione sono del tutto simili ai rimedi Omeopatici, ma con lo scopo principale di ripristinare il processo di eliminazione delle tossine reputate responsabili della malattia. Medicina Omeopatica, Fiori di Bach e Omotossicologia spesso vengono confuse, inserite nel grande calderone delle medicine complementari o alternative insieme alla Fitoterapia. Quest’ultima è la pratica medica comune a tutte le culture e popolazioni sin dalla preistoria, che prevede l’utilizzo di piante o estratti di piante per curare delle malattie o per mantenimento del benessere. Si può considerare come il primo esempio di pratica terapeutica umana. Esistono fondamentalmente due distinti approcci in fitoterapia: quella moderna, che ha un utilizzo razionale dell’uso medicinale del principio attivo delle piante, mentre quella tradizionale (che assume dei connotati specifici in ogni cultura in cui viene praticata) si fonda su presupposti analogici ed empirici, ossia, prendendo in considerazione non solo il principio attivo della pianta, ma più particolarmente il valore antropologico che questa ricopre nel suo contesto. Ovviamente tutte queste discipline hanno delle caratteristiche ben più complesse; in questa rubrica ho cercato semplicemente di inserire ognuna di queste nel loro contesto per cercare di rendere chiare le loro profonde differenze. Spesso la confusione è dettata da ragioni anche commerciali, che portano ad usare la parola “omeopatia” per attirare maggiormente l’attenzione, inducendo all’errore. In questi appuntamenti trimestrali, oltre a cercare di proporre una disamina il più accurato possibile, volta volta, sulla Medicina Omeopatica, propongo alcuni rimedi omeopatico come possibile approccio a disturbi stagionali. Come tutte le stagioni, anche la primavera e l’estate, in alcune situazioni, possono essere teatro di piccole affezioni stagionali. Nel precedente numero ho provato a dare qualche consiglio per poter affrontare gli stati allergici con la medicina omeopatica, in questo vedrò di proporre tre rimedi che possono risultare utili, da portare con se in vacanza come piccolo primo soccorso omeopatico. La nostra bella nazione è baciata continuamente dal sole, fonte di vita e di benessere psichico. Ciò nonostante, può capitare di abusare dei suoi meravigliosi raggi salubri, andando in contro al colpo di sole o insolazione. Il colpo di calore è inteso come: caldo alla testa e al volto, che si presenta arrossato, febbre con brividi freddi, tremori, cefalea, stanchezza, sonnolenza…etc Nelle forme meno violente può essere utile usare un rimedio omeopatico come ausilio in queste condizioni. Il rimedio Belladonna, viene spesso utilizzato nel caso in cui ci sia appunto: febbre con agitazione, rossore, tremori e possibili deliri, con il bisogno di essere ben coperti, ma non è l’unico. Allo stesso modo, Glonoinum può essere egualmente utile e presenta delle caratteristiche molto simili (viso arrossato, estremità pallide, fredde e sudate, cefalee), ma che si differenzia da Belladonna per l’intenzione di scoprirsi e di miglioramento/desiderio di applicazioni fresche. Hypericum è un’altro rimedio interessante per le insolazioni e può risultare di aiuto con sintomi di cefalea con sensazione di calore del viso, febbre e diarrea. Come ho sempre ribadito nelle varie rubriche, non esiste un rimedio omeopatico che si possa utilizzare univocamente per uno specifico problema e i consigli in questa rubrica sono per un utilizzo molto semplicistico dell’omeopatia, ben lungi da un approccio più terapeutico in un contesto di Medicina Omeopatica. Inoltre è sempre più saggio chiedere l’ausilio di un medico specializzato, per una valutazione più fine della circostanza. Allo stesso modo di quando si pensa di prendere un farmaco tradizionale e si chiede prima il parere di un medico per sincerarsi della scelta.

Contatti: FEDERICO DEL CONTE - medico omeopata
www.federicodelconte.it - info@federicodelconte.it

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