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venerdì 4 novembre 2011

L’Ospedale di Santa Maria della Scala dentro Sant’Angelo in Colle: un centro di prodotti agricoli nel Medioevo

(di Anabel Thomas)
Chi c’è che dice che Pienza è il centro di produzione del pecorino toscano? Oggi tutto il mondo. Ma non è sempre stato così. Per ben duecento anni, nel Medioevo, il centro di produzione del pecorino è stato Sant’Angelo in Colle. Anzi, nel tardo Trecento gli agricoltori di questo piccolo castello di frontiera in Val d’Orcia hanno fornito un terzo di tutto il formaggio
prodotto nelle dodici grance dell’Ospedale di Santa Maria della Scala nel contado senese a sud di Siena(1).
Ora famoso per il suo vino e specialmente il Brunello, il paese di Sant’Angelo in Colle era una volta rinomato per ben altre cose. Le fonti della grancia dell’Ospedale di Santa Maria della Scala in Sant’Angelo in Colle ricordano che nei mesi di maggio del 1385 e di aprile del 1386 questo piccolo paese a sud di Montalcino spedì a Siena ben 190 staia di vino, 16 staia di olio d’oliva, 2 libbre di lino, 13 galline, 600 uova, 10 pecore, 8 maiali e 2.773 forme di formaggio(2).
Questi dati dimostrano che Sant’Angelo in Colle era un importante centro di ogni sorta di prodotti agricoli nel tardo Medioevo. Inoltre, la cifra di quasi tremila forme di pecorino dimostra che il paese era un importante centro di produzione del pecorino in epoca medievale.
Sant’Angelo in Colle fu nominato ‘castello di frontiera’ dal governo senese quando nel XIII secolo i senesi tentarono di espandere il loro territorio a sud della città, con la speranza di colonizzare la Maremma. Per Siena il porto di Talamone sulla costa a sud-ovest della città era indispensabile per il mercato senese oltremare e per gli affari senesi internazionali. Inoltre il grano e i prodotti caseari della val d’Orcia costituivano un ricco ‘cestino di cibo’ per i cittadini senesi.
Per moltissimi anni il piccolo paese di Sant’Angelo in Colle, 15 chilometri a sud di Montalcino e circa 50 chilometri da Siena, fu coinvolto in una lotta feroce fra le due città di Siena e Firenze per il controllo del vicino comune di Montalcino. Sappiamo, infatti, che il comune di Sant’Angelo in Colle fu sottoposto al governo senese già nel 1208 e che i militari senesi si insediarono in un cassero a Sant’Angelo in Colle già nel corso del Trecento. Il sopravissuto Palazzaccio dimostra che il cassero senese era abbastanza imponente. Ma c’era anche un altro giocatore sul campo: il grande Ospedale di Santa Maria della Scala. Oltre a divenire il braccio destro del governo di Siena nel contado senese, questo ente caritatevole ha assunto il ruolo di protettore del castello di frontiera a Sant’Angelo in Colle. Nel 1376 i militari senesi si ritirarono dal paese, dando spazio a una nuova grancia dell’ospedale di Santa Maria della Scala nel preesistente cassero, ma con la richiesta che l’ente ospedaliero fortificasse il palazzo del cassero senese. In più, l’ospedale fu incaricato di finanziare gli eventuali restauri della struttura. Da un punto di vista l’ospedale assumeva il ruolo del governo senese.
Molto è stato scritto sull’istituto ospedaliero di Santa Maria della Scala che fu per la prima volta ricordato nel 1090 come «xenodochium et hospitalis de canonica Sancte Maria»(3).
È indiscutibile che il Santa Maria della Scala dipendeva fin dall’inizio dalla cattedrale di Siena: la struttura ospedaliera fu costruita su della terra di tale proprietà. Ma ben presto nacque anche un’associazione tra l’ospedale e l’ordine agostiniano, con la fondazione verso la fine del XII secolo dei cosidetti ‘Oblati di Santa Maria’. L’autonomia di questo ‘ordine ospedaliere degli Oblati’ fu riconosciuta in una bolla papale del 1195. Quest’ordine creava un sistema civico di devozione e di carità e insieme all’ospedale diventava il nucleo centrale di un sistema di assistenza e di influenza politica(4).
Questo sistema di assistenza dipendeva in gran parte dal fatto che la via Francigena toccava la città di Siena proseguendo poi per Roma e passando per la val d’Orcia.
Mentre il governo senese stava ampliando il contado senese verso il mare, l’Ospedale di Santa Maria della Scala tentava di espandere il suo proprio territorio, prima in pianura in vicinanza della Francigena, e poi nelle zone più distanti sulle colline. Addirittura, nel 1280 l’ospedale possedeva cinquecento proprietà(5).
Allo stesso tempo alcuni dei piccoli ospedali lungo la Via Francigena si sottoponevano all’autorità di Santa Maria della Scala e gli amministratori dell’ospedale cominciarano a fondare le proprie basi amministrative (le grance) in vari paesi del Val d’Orcia.
Il culmine di questa espansione fu nel terzo decennio del Trecento. Si è detto che questa evoluzione riflette non solo l’espansione del governo senese verso sud, ma anche il confronto coi conti Aldobrandeschi del Monte Amiata, oltre il fiume Orcia, ed il ruolo politico assunto dall’ospedale senese in questi conflitti. Sembra che già nel primo Trecento una fragile simbiosi esistesse tra la città e il suo ospedale centrale(6).
Ma cosa possiamo dire dell’associazione fra il Santa Maria della Scala e il piccolo castello di frontiera di Sant’Angelo in Colle? Sappiamo che l’ente ospedaliero era già presente nel paese di Sant’Angelo prima del 1320. In un Estimo di quest’anno leggiamo che una casa dentro le mura di Sant’Angelo in Colle e diversi appezzamenti di terreno nel territorio intorno al castello di frontiera appartenevano all’ospedale(7).
Sappiamo anche che questi beni avevano una grande importanza per il Santa Maria della Scala. Anzi, nel 1322, lo statuto dell’ospedale nominò tutti i beni che non dovevano essere mai alienati, fra i quali le sue proprietà a Sant’Angelo in Colle(8).
Inoltre, sappiamo che una grancia dell’ospedale esisteva dentro le mura del paese prima del 1356 perché in quest’anno troviamo riferimento al ‘granciere di Sant’Angelo in Colle, Frate Niccolò Tori’(9).
Sembra che la prima grancia a Sant’Angelo in Colle fosse piuttosto piccola. È molto probabile che questo primo ufficio amministrativo fosse stabilito in una casa del paese e che questa struttura fosse stata lasciata al Santa Maria della Scala da un abitante di Sant’Angelo in Colle. Venti anni più tardi vediamo un grande passo avanti negli affari dell’ospedale, quando il governo senese stabilì che l’ospedale diventava il proprietario del vecchio cassero.
Il rapporto fra l’ospedale di Santa Maria della Scala e Sant’Angelo in Colle consisteva in un rapporto eccezionale. Da un punto di vista, l’ospedale era l’agente del governo senese. Da un altro, come vedremo, l’ospedale assumeva un ruolo indipendente negli affari del paese. Non c’è dubbio che con l’aiuto dei prodotti locali di Sant’Angelo in Colle, il Santa Maria della Scala costituisse un importante produttore di beni alimentari per la città di Siena. Allo stesso tempo, l’ente offriva la possibilità di lavoro per i residenti di Sant’Angelo in Colle. Le fonti parlano dei pastori locali di Sant’Angelo in Colle che curavano le pecore appartenenti all’ospedale. Possiamo anche immaginare che fossero le donne del paese e del contado intorno a Sant’Angelo in Colle ad occuparsi del formaggio ricordato nelle fonti. Senza gli agricoltori ed i viticultori locali, l’ospedale non sarebbe stato capace di spedire le pecore, le galline, le uova, i maiali, e soprattutto i 190 staia di vino a Siena tra il 1385 e il 1386. Di ricchezze locali c’erano tante. Non c’è dubbio che l’ospedale abbia fatto bene ad insediarsi a Sant’Angelo in Colle.
Detto questo, sembra che gli ufficiali del Santa Maria della Scala fossero anche pronti ad aiutare il Comune di San’Angelo in Colle con le loro finanze quando ne avevano bisogno. Quando nel 1390 la gente del paese dovette affrontare gravi problemi (come la fame e la malattia), l’ospedale prestò ai bisognosi i soldi per affrontare le spese e per proteggere i loro interessi. Purtroppo, il coinvolgimento dell’ospedale con il vecchio castello di frontiera di Sant’Angelo in Colle stava per finire. Trasferendo il centro degli affari prima ad Argiano e poi, ancora più lontano, a Piana, il Santa Maria della Scala abbandonò il paese; nel 1403 dette in affitto la grancia di Sant’Angelo in Colle a un cittadino senese, Goro di Goro Sansedoni. Allo stesso tempo l’ospedale portava via tutte le sue pecore dal vecchio castello di frontiera, mettendole in altre grance. Per i residenti di Sant’Angelo in Colle questo abbandono doveva sembrare la fine di un’epoca d’oro. In realtà era la fine di un rapporto speciale con la città di Siena e il suo ospedale principale, che è durato quasi duecento anni. Inoltre, il paese non sarebbe mai più stato un centro di produzione di pecorino.

Note
  1. Si veda la prossima pubblicazione: Anabel Thomas, Garrisoning the Borderlands of medieval Siena: Sant’Angelo in Colle, frontier castle under the Government of the Nine (1287-1355), Vermont, Ashgate.
  2. Stephan R. Epstein., Alle origini della fattoria toscana. L’ospedale della Scala di Siena e le sue terre (metà ‘200-metà ‘400), Florence, Salimbeni, 1986, p. 99 Tavola 2.
  3. Stephan R. Epstein., Alle origini della fattoria toscana, cit. p. 7.
  4. Anne Katherine Isaacs, Lo Spedale di Santa Maria della Scala nell’antico stato senese, in Il Santa Maria della Scala nella storia della città, Atti del Convegno Internazionale di Studi, 20 novembre 1986, Siena, Monte dei Paschi di Siena, 1986, p. 19.
  5. Gualtiero Bellucci e Piero Torriti, Il Santa Maria della Scala in Siena: l’ospedale dei mille anni, xenodochium Sancte Marie, SAGEP, Genoa, 1991, p. 41.
  6. Si veda Michele Pellegrini, L’Ospedale e il Comune: immagini di una relazione privilegiata, in Arte e assistenza a Siena: le copertine dipinte dell’Ospedale di Santa Maria della Scala, a cura di Gabriella Piccinni e Carla Zarrilli, Pacini, Pisa, 2003, pp. 29-45.
  7. Archivio di Stato, Siena, Estimo 24.
  8. Isaacs, ‘Lo Spedale’, 1986, pp. 22-23.
  9. Biblioteca Comunale degli Intronati, Siena, Manoscritti, B.VI.20, fol. 34r.

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