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lunedì 3 gennaio 2011

PIENZA: ricordi e rimedi naturali
in compagnia della professoressa Anna


(Estratto da Erbe di Val d'Orcia, di Augusto de Bellis - 1988, Editori del Grifo)


Quando bussai alla sua porta ella* era lì ad attendermi e mi ricevette con delicata cortesia, senza inutili convenevoli. Mentre la seguivo nel salotto le invidiai un bel mazzo di fiori di saponaria in un
portafiori del corridoio e altri ne aveva in salotto; seppi che li coltivava nel proprio giardino.
“Sinceramente non so molte cose sulle piante e sui fiori”, mi disse subito, “però quando avevo occasione di andare dai miei contadini, mi capitava spesso di scoprire un fiore nuovo che non conoscevo, lungo i fossi e per i campi, anzi, certe volte ci andavo apposta e, magari, da sola mi allontanavo per i poggetti ad osservare la natura che amo molto. La signorina va a guardare l'aria, commentavano con aria canzonatoria i contadini; io invece osservavo tutto ciò che mi circondava. A Palazzone, per esempio, ho trovalo l'Aristolochia che Credo si nutra anche di insetti, perché nella sua vaschetta fiorale, vi sono sempre degli insetti morti. Spesso, ho trovato l’Adonide, che noi volgarmente chiamiamo occhio del diavolo, e che credo sia fra le più belle ranuncolacee. Se poi a lei interessano anche le piante aromatiche, faccia un salto al Pino, lungo il muricciolo tra gli olivi trova il Timo che emana un profumo intenso e che può sentire anche da lontano; ma, parlo del Timo che ha la base legnosa e non del Serpillo che cresce fra le altre erbe dei prati. A S. Anna, poi, una volta, ho trovato addirittura la Polmonaria, e dico addirittura, perché, come si saprà, dalle nostre parti è difficile trovarla. Comunque, il fiore che mi ha sempre affascinato di più è il Giglio Rosso, che è diventato molto raro e che credo sia protetto dalle leggi per la conservazione della flora, proprio per la sua progressiva estinzione; che peccato! Pensi che io lo trovavo lungo il Tuoma, ma credo che qualcuno lo abbia trovato anche nei boschi del Borghetto”.
“Professoressa, sa dirmi qualcosa anche sulle vecchie ricette medicinali fatte con le erbe?”.
Mi rispose sorridendo: “Per la verità, ora sono anziana e non è che me ne ricordi molto bene, però una volta, certi malucci, la gente se li curava da sé con quello che le offriva la natura. So che per curare i calli usavano quell'erba grassa che vive sui muri e sui tetti, oppure, ecco mi viene a mente ora, l'erba scodellina, che chiamiamo così per la caratteristica delle sue foglie concave che ricordano le scodelle. In campagna, poi, catturavano gli scorpioni e li mettevano in bottiglie di olio per curare le scottature. Sempre per le scottature, veniva fatta una pomata anche con il Sambuco; credo che tuttora il signor Corrado ne ricordi il procedimento. Per le ferite, invece, si usava prendere la ragnatela e si copriva la parte ferita; ne seguiva una rapida rimarginazione. Ah, lo sapeva che con l’acqua di edera si lavavano stoffe nere per renderle più lucenti e che con quella di saponaria si lavavano pizzi e merletti?”.
Mi chiese ancora: “Senta, ma lei è giovane, come mai si interessa di queste cose?”.
“Mah, forse per hobby!” Non mi aveva quasi ascoltato: “Mi fa piacere che lei prenda sul serio queste cose, sono così pochi quelli che lo fanno”.

*Professoressa Anna (Pienza).

Dal punto di vista botanico è utile ricordare che:
  • L'Aristolochia porta il nome scientifico di Aristolochia Clematitis L.; famiglia delle Aristolochiacee. È una pianticella perenne con rizoma strisciante e fiore con la parte inferiore della corolla a vaschetta quasi a ricordare le piante insettivore. Fiorisce fino a luglio ed emana un odore piuttosto disgustoso, Contiene fra l’altro, un alcaloide,l’acido aristolochico, e pertanto è considerata pianta tossica. Nel passato la sua radice era utilizzata come diuretica, antigottosa, vulneraria;
  • L’Adonide porta il nome scientifico di Adonis annuus L.; famiglia delle Ranuncolacee. Si tratta di una pianta annuale con radice scura. Anche questa è una pianta velenosa, ma non molto diffusa dalle nostre parti. Ha proprietà farmacologiche;
  • Il Timo, di cui si parla, porta il nome scientifico di Thymus vulgaris L.; famiglia delle Labiale. È pianta, oltre che medicinale, aromatica da Cucina;
  • La Polmonaria porta il nome scientifico di Pulmonaria officinalis L.; famiglia delle Borraginacee. Si tratta di una pianta erbacea perenne che ha la caratteristica di ricordare, con le foglie macchiate di bianco, i polmoni, da cui il nome. Nel passato fu largamente usata per curate le malattie polmonari;
  • Il Giglio Rosso é chiamato scientificamente Lilium bulbiferum L.; famiglia delle Liliacee. È pianta perenne con radice a bulbo e fiore di colore rosato pressoché inodore;
  • L'Erba Scodellina, detta anche Ombelico di Venere, porta il nome scientifico di Cotyledon Umbilicus-Veneris L.; famiglia delle Crassulacee. Si tratta di un'erba grassa che vegeta nei luoghi aridi e rocciosi. A Pienza la si può trovare facilmente per la discesa delle Fonti.

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