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lunedì 14 aprile 2014

Vinitaly&falsi. Le campagna per smascherare wine kit e polverine magiche sempre più presenti su web

Così il Brunello di Montalcino è diventato di Montecino il Barolo, Barollo, il Chianti è Cantia. I furbetti del “vino in polvere” si sono attrezzati cambiando semplicemente i nomi, il fatturato li incentiva a proseguire su questa strada.
VAL D'ORCIA & DINTORNI: Polverina di Verdicchio dei Castelli Canadesi a 41,35 euro per l'equivalente di 30 bottiglie di vino? Barolo fai da te da comprare direttamente su Ebay? La moda dei wine kit ormai
impazza in tutto il web e a pagarne le conseguenze sono le aziende italiane, tra le più imitate al mondo. Si ricordi che il totale dei falsi nel nostro agroalimentare valgono quasi il doppio dell’originale secondo l'Istituto Marchigiano di Tutela Vini (Imt): 60 miliardi di euro contro 33,4. A Vinitaly la condanna è stata unanime: “L’Italia non può tollerare che l’Ue permetta che almeno 20 milioni di bottiglie di pseudo vino siano ottenuti da polveri miracolose” ha denunciato il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo “è necessario stringere le maglie larghe della legislazione”. A rafforzare le sue parolela “cantina degli orrori” allestita in Fiera dalla stessa Coldiretti con i maggiori falsi enologici in circolazione. Infatti, dopo la prima denuncia dello scorso anno, le cose non sono cambiate poi molto: i furbetti del “vino in polvere” si sono attrezzati cambiando semplicemente i nomi. Così il Barolo è diventato Barollo, il Brunello di Montalcino, Montecino, il Chianti è Cantia. A dribbalre le normative vigenti sono soprattutto aziende di Gran Bretagna e Canada. Ma non solo Coldiretti è scesa in campo. Anche Consorzi e Istituti di Tutela si stanno attivando per bloccare il fenomeno dell'italian sounding. Sotto lo slogan “Il kit è nudo”, l’Istituto Marchigiano di Tutela Vini, ha lanciato, sempre a Vinitaly, la sua campagna. Anche in questo caso l'azienda “sotto inchiesta” è canadese: la Paklab che, scimmiottando il Verdicchio dei Castelli di Jesi, propone il suo Verdicchio dei Castelli Canadesi in polvere. “È bene che tutti sappiano che il ‘bricolage del vino’ da fare in 4 settimane a 1 euro a bottiglia non può esistere” ha denunciato Alberto Mazzoni, direttore dell'Istituto, che ha commissionato uno studio all'Università Politecnica delle Marche. Il risultato? “Il Verdicchio canadese” si legge “è un prodotto con bassissimi polifenoli che ha perso tutti gli antiossidanti. Al tracciato della frazione aromatica ha un profilo piatto: è solo una bevanda idroalcolica”. Dal canto suo, il Consorzio Barolo Barbaresco Alba Langhe e Roeroha fatto ritirare solo nelle ultime tre settimane oltre 40 annunci on line di falsi wine kit. “Un’attività di controllo iniziata molti anni fa” ricorda il presidente Pietro Ratti“concosti molto elevati interamente a carico dei nostri associati, per un investimento di circa 300 mila euro in cinque anni”.
(a cura di Loredana Sottile, tratto da http://www.gamberorosso.it)

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