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sabato 4 febbraio 2017

Un unico ambito turistico per la Val d'Orcia

Val d'Orcia rotoballe di grano
Un ambito turistico unico costituito dal Parco artistico naturale e culturale della Val d’Orcia con funzioni sovra comunali. A chiederne l’istituzione alla Regione Toscana i sindaci dei Comuni di Castiglione d’Orcia, Montalcino, San Quirico d’Orcia, Pienza, Radicofani alla luce del testo unico regionale sul turismo.

Nella loro richiesta i sindaci fanno presente come «sia fondamentale che il territorio della Val d’Orcia continui ad essere riconosciuto con un brand unitario e che i cinque Comuni possano condividere e sviluppare strategie di accoglienza e informazione congiunte finalizzate a questo obiettivo. La Val d’Orcia – scrivono ancora i primi cittadini – rappresenta infatti un ambito territoriale e un prodotto turistico ben definito, il cui frazionamento in più ambiti causerebbe una forte perdita di identità, riconoscibilità, valore aggiunto del territorio». Un percorso che le amministrazioni si impegnerebbero a formalizzare con gli obblighi previsti della stipulazione di una convenzione con l’Agenzia regionale di promozione turistica, la realizzazione del collegamento con la piattaforma informativa regionale e la programmazione e monitoraggio delle strategie e delle attività turistiche dei territori avvalendosi dell’Osservatorio turistico di destinazione.

Il Parco artistico naturale e culturale della Val d’Orcia è stato istituito nel 1999 come Anpil (Area naturale di interesse locale) a seguito di un percorso iniziato negli anni ’80 e ’90 quando i cinque Comuni hanno deciso di intraprendere una strada alternativa ai modelli tradizionali di sviluppo mettendo al centro i suoi valori strutturali, naturali e culturali. Nel 2004 la Val d’Orcia è stata riconosciuta come sito di valore universale e iscritta nella lista del Patrimonio mondiale Unesco. L’istituzione del Parco e il riconoscimento Unesco hanno prodotto effetti estremamente positivi quali il recupero dei terreni agricoli precedentemente interessati da processi progressivi di degrado e abbandono; l’aumento rilevanti dei flussi turistici e delle strutture ricettive in rapporto alla media provinciale e regionale; il rafforzamento della relazione tra qualità del paesaggio e la produzione agricola; l’arresto del declino demografico che dal 1951 al 1991 aveva dimezzato la popolazione.

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