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lunedì 4 maggio 2015

Montalcino: restaurata l'Assunzione della Vergine di Vincenzo Tamagni

La presentazione dell'opera avverrà martedì 5 maggio alle 18 presso il Santuario della Madonna del Soccorso.
Nel quadro delle feste patronali si inserisce anche un’importante iniziative artistico-religiosa. Si tratta della presentazione, da parte della Confraternita del Santuario della Madonna del Soccorso di Montalcino, del restauro dell’opera di Vincenzo Tamagni “Assunzione della Vergine” – olio su tavola, che avverrà martedì 5 maggio alle ore 18 presso il Santuario della Madonna del Soccorso, patrona della città. Nell’occasione interverranno il restauratore Luca Bellaccini, Anna Maria Guiducci per la
Soprintendenza per i beni artistici, storici ed etnoantropologici delle province di Siena e Grosseto e Maddalena Sanfilippo storia dell’arte che ha intrattenuto i presenti su “Vincenzo Tamagni a Montalcino e la pala della Madonna del Soccorso”, il tutto con il patrocinio del Comune di Montalcino.

La tavola del 1527 (cm280x162) proviene dall’altare maggiore della chiesa di S.Rocco e fu dopo la distruzione di questa che l’opera fu trasferita nell’attuale chiesa della Madonna del Soccorso sull’altare dedicato ai santi e pellegrini. La scena raffigura l’Assunta tra gli angeli musicanti e cherubini. Ai piedi della Vergine tre cherubini centrali gli fanno da sostegno, mentre in basso (guardando il dipinto) a destra troviamo S.Rocco col bordone del pellegrino, a sinistra San Sebastiano con la palma del martirio e al centro San Tommaso Apostolo che mostra la cintola della Vergine. Sul fronte del sepolcro, cosparso di rose, in formella circolare il Cristo a mezza figura con sottostante l’iscrizione: VINCENTIUS S(AN)CTI GIMIGNANI HOC OPUS FACIEBAT MDXXVII. Sul fondo un paesaggio con paese turrito, scene campestri, un fiume e due piccole montagne.

Per quanto riguarda lo stato di conservazione al momento del restauro, Bellaccini fa presente che il supporto ligneo non presentava deformazioni particolari, ma una massiccia presenza di gallerie procurate dall’attacco di insetti xilofagi, non più presenti al momento del restauro. Anche tutto il sistema d'ancoraggio delle traverse era in buone condizioni. Sulla centina del quadro troviamo una cornice dipinta in colore marrone (cornice che non ritroviamo lateralmente) che fa pensare a un diverso tipo d'alloggiamento e cornice del dipinto, nell'originale ubicazione della chiesa di San Rocco. Numerosi i fori di sfarfallamento di xilofagi sulla superficie pittorica, che non presentava particolari abrasioni. La superficie pittorica era in precario stato di conservazione, soprattutto dal punto di vista estetico per la presenza di invasive stuccature e ritocchi eseguiti a olio e una patina grigio-bruno dovuta a fumo di candela, a colle e vernici alterate. Sulla fascia inferiore si trovano inoltre numerosi depositi di paraffina, provenienti da ceri e candele. La foglia d’oro presente sull’opera era ricoperta da uno srtato rossastro che alterava linee e cromia, mentre una patina più scura e in spessore la trovavamo sul terreno e sul paesaggio dietro il San Tommaso. Infine il restauratore ci dice che, dopo aver messo in sicurezza la pellicola pittorica in pericolo di caduta, si è messo a punto la metodologia più idonea per la pulitura. Eliminate le obsolete stuccature e le debordanti ridipinture, si è proceduto al riordino pittorico che ha riportato alla lettura le vivaci cromie della composizione.

Ma chi è Luca Bellaccini? Dopo il diploma superiore, intraprende una prima formazione con corsi di restauro su dipinti su tela; nel 1986 entra a far parte della ditta “Gavazzi-Del Serra” con sede a Palazzo Pitti a Firenze dove, nel 2010, partecipa a uno stage sulle puliture non invasive condotto dal Prof. Cremonesi. Non si contano i restauri effettuati da Bellaccini, dalla Maestà di Simone Martini nel Palazzo Pubblico di Siena a quelli al Santa Maria della Scala su opere di Beccafumi e Di Bartolo, per non parlare dei molteplici restauri in quasi tutta la provincia di Siena, a Grosseto, in numerosi centri della Maremma e a Firenze. A Montalcino aveva già lavorato più volte: si ricordano i restauri presso il Museo di Arte Sacra, la Chiesa della Madonna del Latte, la Chiesa di San Pietro, quella del Corpus Domini, la Chiesa della Madonna delle Grazie, i recenti interventi d'urgenza presso la Chiesa di Sant’Agostino sugli affreschi di Bartolo di Fredi;  per finire, nelle frazioni di Sant’Angelo in Colle (Chiesa di San Michele Arcangelo), Castelnuovo dell’Abate (Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo e quella della Misericordia) e, dulcis in fundo, nella Sacrestia dell’Abbazia di Sant’Antimo.

(di Roberto Cappelli)

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