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lunedì 21 ottobre 2013

L'Achillea, una pianta usata per sanare molti tipi di emorragie

di Luigi Giannelli          
(VAL D'ORCIA - terra d'eccellenza, n°11)
Pur non estendendosi sul territorio come certi arbusti più voluminosi tipo il Lentisco, questa pianta erbacea, la considero una delle piante più importanti dell’areale mediterraneo, sia per la tipicità degli spazi che occupa, che per le sue virtù medicamentose
Per il tipo di impostazione che mi riguarda  ̶  lo studio dei testi antichi sulle piante medicinali usate o usabili ancor oggi, con successo e senza effetti collaterali  ̶  inizierò citando il
testo più importante, per dimensioni e per “durata di utilizzo” che abbiamo sottomano, ovvero la “Materia Medica” di Dioscoride.
Per chi non lo rammentasse, Pedacio (o Pedanio) Dioscoride di Anazarba (città della Cilicia), vissuto tra il 40 ed il 90 d.C., fu medico militare al tempo di Nerone, attivo (come medico!) durante la I^ Guerra giudaica, sotto il comando del futuro imperatore Vespasiano.
C’è tuttavia da fare una premessa: essendo l’Achillea una pianta ricca di specie e di varietà (come molti fanno notare), Dioscoride descrive ne IV libro della “Materia Medica” sia l’Achillea, che il Millefoglio in due capitoli distinti.

Iniziamo con la pianta che Dioscoride chiama “Achillea Siderite”, Libro IV, Cap. 38 (vers. Mattioli):
<< L’ Achillea, la quale chiamano alcuni Achillea Siderite, produce i fusti lunghi una spanna e qualche volta maggiori, che somigliano a fusi; circondati da minute fronde, intagliate minutissimamente per traverso, come il Coriandolo, di color rossigno, arrendevoli, di odore molto medicinale e non ingrato. Produce nella sommità una ombrella rotonda [in realtà si tratta di un corimbo e lo si vede nei disegni del Mattioli] con fiori bianchi, o purpurei o anche dorati [il fatto che possa produrre fiori gialli ci dice che anche altre piante somiglianti sono poste insieme]. Nasce nei terreni grassi e fruttiferi. La sua chioma, triturata e applicata come empiastro, salda le ferite fresche, e le assicura contro le infiammazioni [nell’antichità si intendevano le infiammazioni dovute alle infezioni]. Ristagna i flussi di sangue e del pari, l’eccesso di emorragia mestruale applicata con lana sui genitali; per questo motivo, fanno semicupi con il suo decotto le donne che soffrono di diarrea e di flussi [sia emorragie sia leucorrea]. Per la diarrea è utile anche bere questo decotto >>.

Galeno, medico e amico di Marco Aurelio, vissuto quasi cento anni dopo Dioscoride, parla dell’Achillea nell’VIII Libro del “Le virtù dei semplici medicamenti”:
<< Molti chiamano l’Achillea Siderite [la Siderite è pianta molto astringente], per aver virtù simili, per quanto essa sia ancora più astringente. Perciò per ristagnare il sangue, la diarrea ed il flusso [emorragie e leucorree] delle donne è molto efficace >>.
Per avere un quadro completo del pensiero antico, non ci resta che vedere cosa dicono i nostri grandi Maestri del passato, sul Millefoglie (tenere conto che a livello popolare Achillea e Millefoglio sono sinonimi).

Torniamo alla “Materia Medica” di Dioscoride; il Millefoglio si trova sempre nel Libro IV, Cap. 105 (vers. Mattioli), dove la pianta è chiamata “Stratiote Millefoglio”:
<< [L’Autore inizia descrivendola quasi allo stesso modo, bassa ma che può essere anche più alta]…. Le sue foglie sembrano le penne degli uccellini, molto brevi, intagliate fin dall’inizio. Le foglie somigliano al Cumino selvatico, soprattutto per la ruvidezza e per essere corte; l’ombrella [è sempre un corimbo] è più densa e più piena. Produce nella sommità del fusto sottili rametti sui quali si forma l’ombrella che somiglia a quella dell’Aneto; i fiori sono piccoli e bianchi. Nasce nei campi più aridi e sulle vie.
E’ usata con successo e con frequenza nelle ulcerazioni cronicizzate, ma anche su quelle fresche, alle emorragie e nelle fistole >>.
Tra gli “Stratioti” se ne trova anche uno acquatico. Occorre tenere conto che la classificazione delle piante non segue gli schemi che verranno usati da Linneo, secoli dopo.

Questa affermazione ci serve per leggere la parte che “racconta” Galeno, il quale parla dello “Stratiote Millefoglio” sempre nell’ VIII  Libro del “Le virtù dei semplici medicamenti”:
<< La specie acquatica è molto Fredda e Umida , ma le terrestri sono molto astringenti. Per questo possono far saldare le ferite e le ulcerazioni. Molti le usano per le emorragie e per curare le fistole >>.
Più o meno ripete quanto dice Dioscoride.

In sintesi, al di là delle specie e delle varietà oggi riconoscibili con l’esattezza di Linneo e dei botanici moderni, le varie Achillee e Millefogli hanno specifiche importanti proprietà:
  • sono astringenti e cicatrizzanti;
  • sono antiinfiammatorie e antiinfettive;
  • bolccano emorragie, curano le ferite, le ulcerazioni, anche purulente, le fistole;
  • hanno importanti azioni sull’apparato genitale femminile, sia perché bloccano le emorragie mestruali e le cosiddette “perdite bianche”, dette anche leucorrea (che vuol dire “bianco flusso”, dovute avarie cause, la più frequente delle quali la canidosi.
  • agiscono sia per uso esterno (che è il più rammentato dagli Autori), ma è indicato anche l’uso interno.
Non a caso oggi l’Achillea (quale che sia), si usa per molti tipi di emorragie, esternamente per ferite, ulcere ed emorroidi; per uso interno è uno dei presidi più attivi per la cura sempre delle emorroidi, ma anche per la cura di molte forme ulcerative intestinali, come quelle dovute al Morbo di Chron.

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