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martedì 16 ottobre 2012

San Quirico d'Orcia - Val d'Orcia:
biomasse, fra insidie e opportunità

Centrali a biomasse: una risorsa, o una dannosa speculazione economica?
Di questo si è parlato sabato 20 ottobre a San Quirico d'Orcia durante l'atteso convegno organizzato dai comitati cittadini di Abbadia San Salvatore, Buonconvento, Radicofani e San Quirico d'Orcia, per capire le opportunità e le insidie legate alle sempre più numerose richieste di costruzione di impianti a biomasse nei territori dell'Amiata, Val d'Orcia e Val d'Arbia. Ospite d'onore il prof. Gianni Tamino, biologo docente all’Università di Padova. In sala erano presenti i primi cittadini di San Quirico d'Orcia e Buonconvento.

Sostenibilità: Quando si pensa di destinare le coltivazioni alla produzione di energia - spiega il prof. Tamino - è bene ricordare che, dopo la rivoluzione verde, in agricoltura l’energia impiegata è spesso maggiore di quella contenuta nelle piante coltivate. Inoltre, dato il basso rendimento energetico delle piante (meno dell’1% dell’energia solare è trasformata in calorie nella biomassa vegetale) e i consumi di energia fossile per coltivarle, se si volesse coltivare piante come fonte di energia per gran parte dei nostri consumi, dovremmo avere a disposizione più pianeti Terra trasformati in coltivazioni energetiche (ovviamente distruggendo foreste e non producendo cibo!). Mario Giampietro, in un Convegno tenuto a Padova nel 2006, ha spiegato che per coprire il 10% dei consumi energetici italiani servirebbe una superficie tre volte superiore alla terra attualmente arabile nel nostro paese, che non ha eccedenze di cibo prodotto, ma anzi importa cereali dall’estero.
Se poi consideriamo che in italia abbiamo un buon terzo in più di potenza installata rispetto al massimo consumo possibile di energia elettrica (dati GRTN - gestore nazionale della rete) viene da chiedersi quanto sia necessaria l'istallazioni di nuove centrali se poi queste non vanno a sostituire quelle più obsolete.

Emissioni: Sempre più spesso vengono proposte centrali elettriche a biomasse solide o liquide, o che utilizzano gas ottenuto dalla digestione anaerobica di biomasse di varia origine. 
Si afferma di solito che l’utilizzo delle biomasse non ha impatti o ha impatti trascurabili, ma tali affermazioni non trovano corrispondenza nella realtà. Non solo perché è falso che il bilancio dei gas serra sia in pareggio (non è vero che tanta CO2 viene emessa quanta ne ha assorbito la pianta utilizzata, dato che, come spiegato sopra, vi sono le emissioni di tutto il ciclo di produzione delle biomasse e della costruzione della centrale), ma anche perché ogni combustione di biomasse (legna, oli vegetali o biogas), produce specifici inquinanti atmosferici e relativi impatti. L’impatto di grandi centrali a biomasse nel complesso può superare addirittura quello di centrali di potenza analoga alimentate con combustibili fossili (come ad esempio una turbogas a metano).

Conclusioni: Come se non bastasse, al contrario di quanto avviene nei piccoli impianti domestici o aziendali, raramente le centrali più grandi utilizzano gli scarti delle produzioni agricole come biomassa e quasi mai  reimpiegano l'energia termica prodotta. Quanto meno contribuirebbe a spegnere alcune caldaie, seppure per un breve periodo dell'anno.
In risposta a queste ultime osservazioni è intervenuto nel dibattito il Sindaco di San Quirico d'Orcia Roberto Rappuoli, che dopo avere confermato la sua approvazione all'impianto a biogas proposto nel suo comune, ha spiegato come nell'ultima conferenza dei servizi sia stata vincolata la costruzione della centrale a quella del teleriscaldamento. Aggiungendo che la latitanza della ditta proponente l'impianto di questi ultimi mesi, lascia pensare che alla fine l'impianto non verrà fatto.
Il Sindaco di Buonconvento Marco Mariotti ha invece espresso il suo dissenso per le tre centrali a biomasse che dovrebbero sorgere nel cuore del suo paese, appoggiando le proteste del comitato cittadino.
Il dibattito si è svolto in un clima sereno e si è concluso con l'auspicio di un rapporto meno rancoroso e più proficuo fra le amministrazioni e quei cittadini che di tanto in tanto alzano il dito per esprimere le loro preoccupazioni.

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