A centocinquant’anni dall’Unità d’Italia Donatella Cinelli Colombini onora la memoria del suoi antenati con l'edizione limitata del Brunello Camicia Rossa
Per Donatella Cinelli Colombini i centocinquant’anni dall’unità d’Italia sono l’occasione per onorare gli antenati che maggiormente hanno partecipato alle lotte d’indipendenza: Angelo e Guelfo Guelfi. A loro è dedicata una piccola selezione di 1000 esemplari di un grandissimo Brunello di Montalcino 2006, vendemmia cinque stelle.
L’etichetta disegnata dal pittore Alessandro Grazi, è la camicia rossa del generale Garibaldi che sembra avvolgersi a coprire interamente la bottiglia. La scritta in verticale, con il nome del vino, è conclusa in alto da una coccarda tricolore con al centro una colomba bianca simbolo di pace e della cantina Casato Prime Donne di Montalcino in cui è stato prodotto il Brunello.
Dietro è riportata la dedica di Donatella Cinelli Colombini "La camicia rossa, vestita da Garibaldi e dai suoi soldati, è oggi indossata dal mio meraviglioso Brunello 2006 che vi invito a bere ricordando la generosità e il coraggio di chi, come i miei antenati, ha reso libera e unita l’Italia".
Il Brunello “Camiciarossa” è in vendita nelle cantine del Casato Prime Donne a Montalcino e della Fattoria del Colle a Trequanda, nel negozio “Toscanalovers” Via delle Terme 33 a Siena e tramite il sito www.cinellicolombini.it
Per Donatella Cinelli Colombini i centocinquant’anni dall’unità d’Italia sono l’occasione per onorare gli antenati che maggiormente hanno partecipato alle lotte d’indipendenza: Angelo e Guelfo Guelfi. A loro è dedicata una piccola selezione di 1000 esemplari di un grandissimo Brunello di Montalcino 2006, vendemmia cinque stelle.
L’etichetta disegnata dal pittore Alessandro Grazi, è la camicia rossa del generale Garibaldi che sembra avvolgersi a coprire interamente la bottiglia. La scritta in verticale, con il nome del vino, è conclusa in alto da una coccarda tricolore con al centro una colomba bianca simbolo di pace e della cantina Casato Prime Donne di Montalcino in cui è stato prodotto il Brunello.
Dietro è riportata la dedica di Donatella Cinelli Colombini "La camicia rossa, vestita da Garibaldi e dai suoi soldati, è oggi indossata dal mio meraviglioso Brunello 2006 che vi invito a bere ricordando la generosità e il coraggio di chi, come i miei antenati, ha reso libera e unita l’Italia".
Il Brunello “Camiciarossa” è in vendita nelle cantine del Casato Prime Donne a Montalcino e della Fattoria del Colle a Trequanda, nel negozio “Toscanalovers” Via delle Terme 33 a Siena e tramite il sito www.cinellicolombini.it
Appunti di storia
Angelo e Guelfo Guelfi
Angelo Guelfi e gli altri patrioti maremmani si trovarono davanti Giuseppe Garibaldi in modo inaspettato e improvviso alla fine dell’agosto 1849. La moglie del generale, Anita , era morta pochi giorni prima nelle paludi di Comacchio. Il generale e il capitano Leggero avevano attraversato l’Appennino a piedi braccati dall’esercito austriaco. Erano sfiniti, soli, senza mezzi né guida. Angelo Guelfi e i suoi amici patrioti toscani nascosero Garibaldi nelle loro case tenendo segreta la presenza del Generale persino ai loro familiari. Fu così che l’impresa ebbe successo e, benché la polizia granducale tenesse d’occhio i patrioti e soprattutto il Guelfi per le sue simpatie liberali, il 2 settembre, Garibaldi prese il mare a Cala Martina e qualche giorno dopo giunse sano e salvo nella terra amica di Liguria.
Angelo Guelfi aveva un figlio di 12 anni di nome Guelfo al quale, molto tempo dopo e in gran segreto, raccontò del suo incontro con Garibaldi. Il giovane ereditò il patriottismo del padre e, in occasione della seconda guerra di indipendenza, si arruolò volontario nei Cacciatori delle Alpi. Sotto il comando di Garibaldi combatté a Bezzecca. Aveva una lettera del padre diretta al Generale e Garibaldi lo ricevette immediatamente presentandolo ai figli con parole di gratitudine affettuosa.
Molto più tardi, nel 1889, Guelfo Guelfi raccontò la fuga di Garibaldi attraverso la Toscana in un opuscolo intitolato Dal molino di Cerbaia a Cala Martina, che servì a finanziare il monumento eretto per ricordare i 21 patrioti toscani che aiutarono il Generale.
Angelo Guelfi e gli altri patrioti maremmani si trovarono davanti Giuseppe Garibaldi in modo inaspettato e improvviso alla fine dell’agosto 1849. La moglie del generale, Anita , era morta pochi giorni prima nelle paludi di Comacchio. Il generale e il capitano Leggero avevano attraversato l’Appennino a piedi braccati dall’esercito austriaco. Erano sfiniti, soli, senza mezzi né guida. Angelo Guelfi e i suoi amici patrioti toscani nascosero Garibaldi nelle loro case tenendo segreta la presenza del Generale persino ai loro familiari. Fu così che l’impresa ebbe successo e, benché la polizia granducale tenesse d’occhio i patrioti e soprattutto il Guelfi per le sue simpatie liberali, il 2 settembre, Garibaldi prese il mare a Cala Martina e qualche giorno dopo giunse sano e salvo nella terra amica di Liguria.
Angelo Guelfi aveva un figlio di 12 anni di nome Guelfo al quale, molto tempo dopo e in gran segreto, raccontò del suo incontro con Garibaldi. Il giovane ereditò il patriottismo del padre e, in occasione della seconda guerra di indipendenza, si arruolò volontario nei Cacciatori delle Alpi. Sotto il comando di Garibaldi combatté a Bezzecca. Aveva una lettera del padre diretta al Generale e Garibaldi lo ricevette immediatamente presentandolo ai figli con parole di gratitudine affettuosa.
Molto più tardi, nel 1889, Guelfo Guelfi raccontò la fuga di Garibaldi attraverso la Toscana in un opuscolo intitolato Dal molino di Cerbaia a Cala Martina, che servì a finanziare il monumento eretto per ricordare i 21 patrioti toscani che aiutarono il Generale.