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martedì 28 settembre 2010

Il mistero del Pontaccio

Sul Tuoma, a cavallo fra i territori comunali di Pienza e San Quirico d'Orcia
Itinerario:Di collegamento
Tempo: 1/2 ore
Altitudine:-
Percorso: Guardalo su Google Maps

Come ricostruire i tracciati della Francigena che si sono succeduti nei secoli:
Ecco un esercizio sul quale gli studiosi si sono da tempo impegnati con ricerche molto serie e documentate, con spogli archivistici, con analisi della toponomastica, ecc. Talvolta i documenti però non bastano, perché fra alto e basso Medioevo i secoli trascorsi sono molti, i mutamenti politici ed economici frequenti, le trasformazioni dell'assetto topografico e del paesaggio agrario altrettanto numerosi e a fronte di ognuno di questi mutamenti, come si sa, nella viabilità storica delle romee cambiavano tante cose. Di questi diverticoli o delle ristrutturazioni della strada maestra spesso restano molte tracce, altre volte nessuna. Da qui l'accavallarsi di ipotesi e di ricostruzioni che non sempre appaiono così convincenti. Uno storico tedesco dell'architettura che ha lavorato per venti anni a Pienza con risultati particolarmente eccellenti, divenuti celebri in tutto il mondo, Jan Pieper, a fronte di ricerche ardue, a causa dei pochi documenti disponibili, ama spesso ripetere: «Mai perdersi d'animo perché, in ogni caso, il migliore documento è il monumento».
Dunque, interrogare i monumenti appare un esercizio, oltre che utile, particolarmente redditizio dal punto di vista della ricerca. Nel monumento infatti è spesso nascosta la soluzione di molti problemi della stessa. A mio modesto avviso servirebbe uno studio di questo tipo sul monumento di cui darò qualche cenno, da parte di uno storico dell'architettura che fosse anche istologo murario, per capire di più.

Vorrei dunque parlare del Pontaccio, uno dei pochi elementi architettonici poco conosciuti (visto che nessuno mai lo ricorda) legati alla Francigena reale, mentre moltissimi appaiono invece i semplici toponimi citati a proposito di quella che io chiamerò, per comodità di definizione, la Francigena immaginaria. Il cosiddetto Pontaccio, che si trova a cavallo fra i territori comunali di Pienza e San Quirico d'Orcia sul Tuoma, è una emergenza architettonica di prim'ordine, ma di difficile frequentazione, per il fatto che non si vede da strade carrabili, e che, per raggiungerla, occorre camminare al di fuori di strade o sentieri comodi, occorre sudare e strapparsi le vesti. Forse ciò ha fatto sì che il Pontaccio sia stato quasi sempre ignorato. Non trovo altra spiegazione. La sua mole e il suo orientamento non lasciano però alcun dubbio circa la sua natura di antico ponte della Romea, sulla Francigena reale.

Come fare per arrivarci? Semplice, almeno a dirsi. Basta seguire il tracciato definito nel secolo XIII - «strata nova que tenet Tuomae versus Corsignanum», cioè la vecchia Cassia dopo Torrenieri (la strata vetus è invece più o meno quella di Celamonti-Cosona) - e prima del ponte sul Tuoma prendere a sinistra la poderale che va verso il Molino del Tuoma, dove sorgeva un tempo un piccolo spedale, e ancora in avanti verso il podere Capanna. La strada è buona per circa due chilometri fino al guado, poi occorre lasciarla e proseguire a diritto per un chilometro e mezzo nel campo lungo la riva destra del Tuoma, camminando sulle crete e spesso fra i rovi. Il Pontaccio vi apparirà dunque all'improvviso, maestoso, con la sua arcata di fronte. Il torrente non passa più sotto di lui, ha cambiato tragitto e scorre un po' più in là. A primavera grano e papaveri crescono sotto il ponte, perché sotto la grande arcata si coltiva, come in una artistica astrazione.

Forse a questa grande 'luce' se ne aggiungeva un'altra uguale, come parrebbe logico, per completare l'attraversa-mento del fosso, ma bisognerebbe scavare sotto i rovi per sapere. Lì sotto ho rinvenuto con grande fatica qualche pietra squadrata, ma non basta per sostenerlo. Ci vorrebbe Indiana Jones. In ogni caso l'arcata non lascia dubbi. La strada che ancora vi passa sopra ha misure corrispondenti alla larghezza della Francigena stabilita dagli studiosi (la larghezza, ad esempio, del tratto viario cittadino che a San Quirico d'Orcia sale alla Collegiata dalla parte dei Ponti) e il suo orientamento, se sviluppato, collega idealmente la porta Camaldoli di San Quirico con la Pieve di Santa Maria a Cosona, cioè la strata vetus la cui esistenza è ben documentata. Infatti strata vetus e strata nova si dividevano a poggio alle forche o poggio ai triboli, nel poggetto prospiciente la Cassia al bivio per Celamonti, dove la Repubblica esponeva le forche dei malandrini della Francigena giustiziati ed appesi lì per monito. Questo almeno si legge nei documenti. Il Pontaccio, insomma, è il residuo visibile e maestoso di questo antico attraversamento della romea nel suo procedere verso San Quirico. Questo tracciato fu abbandonato più tardi e sostituito da quello che corrisponde attualmente alla vecchia Cassia, cioè la Francigena bassomedioevale detta agli inizi dell'età moderna Strada Romana, nota poi a tutti i viaggiatori del Grand Tour.

Il nome del tracciato della strata vetus compare nei documenti anche con il nome di strata magistra. Leggendo le cronache del tempo ed osservando attentamente il territorio circostante, si potrebbe anche ipotizzare con una certa approssimazione che non lontano da qui, per ragioni logistiche abbastanza chiare, svernasse nel 1377 con il suo esercito, per lunghi mesi Giovanni Acuto, poiché risulta che in questa zona Caterina Benincasa venne appositamente per parlargli della crociata in Terrasanta, caldeggiata da papa Gregorio XI appena rientrato dalla 'cattività avignonese'. Ma qui i documenti sono pochi e si rischia di rientrare nel cammino della Francigena immaginaria.

Se siete giunti fino a qui e non volete tornare indietro avete tre possibilità: risalire a nord sulle crete nel sentiero che si apre alle vostre spalle verso Cosonella e poi tornare per Celamonti sulla vecchia Cassia. Oppure guadare il Tuoma, risalire verso Ripalta e da lì raggiungere la strada provinciale 46 fra Pienza e San Quirico vicino a Colleguardi. In alternativa potete risalire direttamente la collina, seguendo il fosso che scende sul Tuoma vicino al ponte, fino a Poggio Manzuoli e lì siamo già vicini a Porta Camaldoli di San Quirico. In ogni caso ricordate che questi tracciati sono o su sentiero o su terreno accidentato, senza passaggi e si possono percorrere con qualche sforzo solo nella bella stagione: trovandosi poi tutti sulle crete e presupponendo in due casi il guado del Tuoma, sono sconsigliati in periodi piovosi. Francigena reale o immaginaria che sia, occorre prendere precauzioni per camminare in questo bellissimo deserto di creta.

(di Fabio Pellegrini - tratto da Gazzettino e Storie del Brunello, settembre 2007)

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