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domenica 24 aprile 2016

Il 1° maggio a Montalcino si commemorano i martiri del lavoro, la Chiesa dal canto suo festeggia San Giuseppe Lavoratore

Il 1° maggio è festa doppia: dal punto di vista civile è la Festa del Lavoro o dei Lavoratori, mentre la Chiesa festeggia San Giuseppe Lavoratore.
A Montalcino si svolge tutti gli anni, durante la mattinata del 1° maggio, una semplice ma significativa e toccante cerimonia per ricordare i martiri del lavoro ovvero i sei operai che morirono sul lavoro per lo scoppio di una mina tedesca. Se non altro vorremmo ricordare i loro nomi: Giovanni Capitani anni 39, Ivo Marini anni 15, Sabatino Mignarri anni 58, Ugo Marconi anni 35, Giuseppe Pierangioli anni 65, Plinio Rabissi anni 28.
E veniamo ora alla festa religiosa ovvero al festeggiato, San Giuseppe Lavoratore, che, secondo il Nuovo Testamento, è lo sposo di Maria e il padre putativo di Gesù e nella Bibbia è definito come uomo giusto. È venerato come santo dalla Chiesa Cattolica e dalla Chiesa Ortodossa. Il nome Giuseppe è la resa italiana dell'ebraico Yosef, attraverso il latino Iosephus. Fu dichiarato patrono della Chiesa Cattolica dal beato Pio IX l'8 dicembre 1870. I Vangeli e la dottrina cristiana affermano che il vero padre di Gesù è Dio: Maria concepì miracolosamente, senza aver avuto rapporti sessuali con alcuno, per intervento dello Spirito Santo. Giuseppe, inizialmente intento a ripudiarla in segreto, fu messo al corrente di quanto era accaduto da un angelo venutogli in sogno e accettò di sposarla e riconoscere legalmente Gesù come proprio figlio. Perciò la tradizione lo chiama padre putativo di Gesù (dal latino puto, "credo"), cioè colui "che era creduto" suo padre. La professione di Giuseppe viene nominata quando si dice che Gesù era figlio di un "téktón": si tratta di un titolo generico, che non si limitava a indicare i semplici lavori di un falegname, ma veniva usato per operatori impegnati in attività economiche legate all'edilizia, in cui si esercitava piuttosto un mestiere con materiale pesante, che manteneva durezza anche durante la lavorazione, per esempio legno o pietra. Qualche studioso ha ipotizzato che non avesse una semplice bottega artigiana, ma un'attività imprenditoriale legata alle costruzioni, dunque in senso stretto non doveva appartenere a una famiglia povera. Se si accettano come veritieri i vangeli apocrifi, secondo i quali Maria vergine era figlia di Anna e del ricco Gioacchino, questa interpretazione sulla professione imprenditoriale di Giuseppe meglio si concilia con la condizione economica benestante della sua promessa sposa.Tra gli ebrei dell'epoca, i bambini a 5 anni iniziavano l'istruzione religiosa e l'apprendimento del mestiere del padre, quindi è ipotizzabile che Gesù, a propria volta, praticò in gioventù il mestiere di falegname. Secondo i Vangeli apocrifi Giuseppe aveva ben 111 anni quando morì, godendo sempre di un'ottima salute e lavorando fino al suo ultimo giorno. Il culto di San Giuseppe, padre putativo di Gesù e simbolo di umiltà e dedizione, nella Chiesa d'Oriente era praticato già attorno al IV secolo, mentre in Occidente il culto ha avuto una marcata risonanza solo attorno all'anno Mille. Pio IX nel 1847 estese a tutta la Chiesa la festa del Patrocinio di san Giuseppe, già celebrata a Roma dal 1478: veniva celebrata la terza domenica dopo Pasqua e fu trasferita in seguito al terzo mercoledì dopo Pasqua. Venne infine sostituita nel 1955 da Papa Pio XII con la festa di San Giuseppe Artigiano, assegnata al 1º maggio, affinché la festa del lavoro potesse essere condivisa a pieno titolo anche dai lavoratori cattolici. È speciale patrono degli operai in genere e segnatamente dei falegnami e degli artigiani.

Roberto Cappelli

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