Secondo i dati ufficiali della
Provincia di Siena, nel periodo gennaio-luglio 2011, le presenze turistiche nel
comune del brunello sono aumentate notevolmente rispetto allo stesso periodo
del 2010. Numeri che evidenziano luci ed ombre. Negli alberghi aumentano le
presenze di italiani e stranieri mentre nelle strutture extra alberghiere dove
la parte del leone la fanno gli agriturismi diminuiscono gli italiani
ed
aumentano vertiginosamente gli stranieri. Nel complesso hanno pernottato nelle
strutture di Montalcino, nei primi sette mesi dell’anno, quasi 50.000 persone
con una permanenza media di 2,7 giorni. L’incremento è stato rispetto all’anno
precedente del 14% sugli arrivi (almeno un pernottamento) e dell’11,8% se si conteggiano le notti
passate nelle strutture ilcinesi. Le
presenze di stranieri in un anno sono cresciute del 27% passando da 24.900
pernottamenti a 31.600.
Accanto a questi dati c’è da aggiungere un autunno che,
grazie anche alla bella stagione, ha visto flussi sopra la media anche se per
avere una chiara idea dell’effettiva portata dell’incremento bisognerà
attendere l’elaborazione dei dati ufficiali degli ultimi cinque mesi dell’anno.
Guardando questi numeri si potrebbe dire che, esclusa una
lieve flessione e solo in alcuni mesi del turismo italiano, sono più che
positivi ma se poi si vanno a sentire gli operatori emerge come, dall’altro
lato, sia diminuita la capacità di spesa dei singoli viaggiatori e come la
torta sia sempre più tagliata in piccole fette. La pressoché costante crescita
dell’offerta ricettiva (cioè il numero delle strutture ricettive e dei posti
letto presenti in un dato territorio) e quindi il naturale aumento della
concorrenza, fa emergere come la situazione per gli operatori sia abbastanza
delicata: la torta rimane la stessa ma le fette da fare aumentano e le ciligine
da mettere sopra sempre meno.
La situazione internazionale di grande concorrenza, il non
ancora sopito clima di paura legato al terrorismo internazionale, una crisi
economica di entità epocale, alcuni dei principali mercati della domanda
turistica di questi territori in forte sofferenza, la tendenza, più o meno
forzata, soprattutto dei turisti italiani, di trascorrere soggiorni più brevi sono
sicuramente le principali cause di criticità del settore.
Siena e la provincia
sono ormai anni che stanno lavorando strategicamente per costruire un
sistema turistico forte che punti alla qualificazione dell’offerta
attraverso la salvaguardia e la valorizzazione della cultura e dell’identità
locale. Un sistema che coinvolga tutti gli “attori turistici”, con un lavoro di
integrazione fra i vari privati e fra i
privati ed il pubblico, ma questi processi sono lunghi prima di
raccoglierne i frutti anche se da essi non ci si può esimere e scellerato non
percorrerli.
Se è vero che il turismo è la seconda voce dell’economia
toscana e ad esso è fortemente legato il nostro agroalimentare è anche vero,
volenti o dolenti, che anche nel settore turistico la competitività diventa mondiale, il mercato turistico è
globalizzato, cooperare è fondamentale e nessuno può più operare da solo. E’
necessario che tutti i soggetti che agiscono nel settore si considerino
“compagni di viaggio” senza che ciò significhi omologazione e standardizzazione
dell’offerta e soprattutto che non è
sufficiente portare i propri prodotti ed attrattive di punta ad una fiera a New
York o Shangai anche se importante.
Da non sottovalutare che, nonostante tutto, il tam tam,
il passaparola, il commento lasciato su internet è una delle principali forme di promozione e
una tra quelle ritenute più veritiere; l’amico che dice questo è un posto perfetto è una forma
di garanzia. Inoltre – dicono molti operatori -bisogna convincersi che, oggi, il
consumatore turistico è sempre più informato per cui diventa sempre più elevato
il livello di aspettative ed esigenze che cerca. Vuole nella propria vacanza,
seppur breve, vivere una specie di esperienza di vita e pertanto è fondamentale
attuare una politica dell’accoglienza che si basi sulla cultura dell’ospitalità
e le strutture che offriranno qualche altra cosa rispetto al pernottamento,
quelle che sapranno coinvolgere il turista all’interno della vita rurale (nel
caso degli agriturismi), culturale, enogastronomia della propria terra, saranno
quelle che avranno meno problemi o meglio maggiori soddisfazioni.
Una ricerca del Censis di un po’
di tempo fa che affermava come i territori italiani d’eccellenza fossero in
grado di guidare meglio di altri la reazione alla crisi forse aveva
perfettamente inquadrato la situazione. In quello studio emergeva come la Val d’Orcia e i suoi cinque
comuni fossero uno dei luoghi d’Italia dove anche nella difficile situazione
che attraversava l’economia italiana si poteva sperare di superare meglio le
difficoltà, puntando sulla valorizzazione del capitale culturale e
paesaggistico in quanto veicolo di immagine e mezzo per creare attività e
reddito. Insomma una delle strade maestre per favorire la ripresa. A Montalcino
sembra che questo l’abbiano capito…