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martedì 12 luglio 2011

Mio figlio mi ha aggiunto su facebook: intervista a Alessandro Schwed

(di Andrea Cappelli)
Domenica 27 marzo, alle ore 17, presso il Teatro degli Astrusi di Montalcino c’è stata la presentazione del romanzo di Alessandro Schwed “Mio figlio mi ha aggiunto su Facebook” – Edizioni L’Ancora del Mediterraneo. Il libro, già alla seconda edizione, è stato presentato dalla scrittrice e sceneggiatrice Donatella Diamanti (Viola di mare, La Squadra) e dall’attrice Katia Beni (del trio Le Galline, dove recita Erina Lo Presi, moglie di Alessandro Schwed). A seguire concerto rock-blues del trio Maybe; musiche di Hendrix, Cream, Led Zeppelin, Stenie Ray
Vaughan. Abbiamo colto l’occasione per una intervista all’autore del libro “Mio figlio mi ha aggiunto su Facebook”.

Allora il suo libro è un diario familiare?
Assolutamente no. È un vero e proprio romanzo che, certamente, attinge dalla vita, come accade sempre agli scrittori con i propri libri. In  questo caso, il libro si ispira al modo di vivere della miriade di adolescenti che da qualche anno frequenta casa nostra e la frequenta anche con una certa continuità.

Cosa intende con una certa continuità?
Che sono da noi spesso, nei week end anche fino all’alba: io e mia moglie ci ritiriamo in camera nostra, ci mettiamo al pc e giochiamo al baco sino a tarda notte. Tanto chi dorme…

Soffrite parecchio?
No, è stata una nostra scelta quella di avere spesso da noi gli amici di nostro figlio. Implica un certo impegno, soprattutto per mia moglie, a essere sincero, ma la loro vicinanza ci mette allegria e lo facciamo molto volentieri.  Anche nel libro c’è la continua presenza degli adolescenti in questa famiglia, il padre la chiama l’invasione degli ultracorpi.

Mi parli del romanzo…
“Mio figlio mi ha aggiunto su Facebook è la storia di un padre che racconta il proprio naufragio tra la rivoluzione ormonale del figlio quindicenne e la rivoluzione dei social forum, la playstation dove il padre viene precettato sino a tarda notte, a guardare il figlio che cerca di uccidere Giove a “God of war”. Una nuova vita destabilizzante che all’inizio il padre scambia per un esaurimento nervoso del ragazzo.  Perché mentre la madre comprende tutto, ha la capacità -  direi istintiva -  di intervenire sul figlio, il padre non sa più che fare, tutto quello che sapeva, non serve più. E il romanzo è la storia della sua iniziale inadeguatezza. C’è l’enorme cambiamento del figlio che non è più il batuffolino di una volta, ma l’inizio della persona adulta che sarà. Dentro ai ruoli che cambiano, a volte il padre crede di essere al centro di un complotto familiare dove il ragazzo e la moglie sono alleati contro di lui. In realtà, la donna e il figlio scambiano il suo panico per senilità e per verificare se c’è ancora con la testa, lo affliggono con domande incessanti su tutto quello che fa. Alle domande, il padre si sottrae con l’invenzione troppo estemporanea di bugie che non stanno in piedi…
Col titolo su Facebook, il libro guarda a una generazione di adulti che ha problemi col linguaggio dei social forum e il linguaggio virtuale in genere…
Nel romanzo il padre non sta dietro alla lingua internettiana del figlio. Quando il ragazzo gli parla di un “vecchio server”, lui crede che sia un anziano maggiordomo. Quando il figlio vuole presentargli in chat la ragazza e dice al padre che “lei in quel momento appare invisibile”, il padre crede che il figlio sia finito in un setta mistica.

Che rapporto c’è tra il libro e la satira degli anni ’70, quando lei scriveva sul Male?
Questo è un romanzo di umorismo e  realtà mescolati, non è satira politica. Semmai è satira di costume.  Quello che si ricollega al Male è il fatto che per me, come in altre occasioni, il romanzo è legata al concetto di “falso”, cioè all’idea di presentare il romanzo come realtà verosimile. Ma poi questo risale al dicottesimo secolo, quando De Foe scrisse Robinson Crusoe, presentandolo come vicenda realmente accaduta, dato che era vietato scrivere romanzi.

Consigli ai genitori degli adolescenti?
Ecco…di accettare la fatica dell’adolescenza dei figli, di accoglierli…io sono convinto che questa parte della vita dei genitori poi diventi un bellissimo  ricordo e l’adolescenza  dei figli sia un’avventura eccezionale, da non perdere.

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