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domenica 3 luglio 2016

Monte Oliveto e Sant'Antimo: la Chiesa l'11 luglio festeggia San Benedetto da Norcia

San Benedetto da Norcia fu il santo che unì il lavoro alla preghiera. Benedetto fu il fondatore dell'ordine benedettino, di cui nelle nostre zone abbiamo il limpido esempio di Monte Oliveto Maggiore, da cui gli “Olivetani”, che da qualche tempo si sono presi cura, da quando se ne sono andati i Monaci francesi della Comunità Premostratense, anche dell’Abbazia di Sant’Antimo nei pressi di Montalcino. Scrisse per i suoi monaci la Regola, che prescrive povertà, obbedienza e un fortissimo impegno di preghiera e lavoro, secondo il motto ora et labora (prega e lavora). Benedetto nacque verso il 480 nella provincia di Norcia in Umbria, ebbe una sorella gemella di nome Scolastica (che a sua volta divenne santa) e morì nel 547 a Montecassino. Verso i 15 anni, per condurre una vita eremitica, si ritirò in un grotta inaccessibile chiamata Sacro Speco, vicino a Subiaco (dal latino Sublaqueum, sotto i laghi), località di montagna molto
pittoresca, ricca di boschi e acqua a una settantina di chilometri da Roma. Un monaco di nome Romano, che aveva preso a benvolere Benedetto, fortunatamente calava ogni tanto nella grotta un cestino col pane attraverso una corda legata a una campanella. Benedetto era un adolescente e un giorno desiderò violentemente di avere una ragazza con sé, così, per spegnere questa tentazione, si gettò nudo fra spine e ortiche per cacciare, come scrisse Papa Gregorio Magno, "attraverso le ferite della pelle, le ferite dell'anima". Ben presto la fama di Benedetto si sparse per la valle e alcuni monaci lo vollero come superiore, ma scontenti poi per la sua severità, decisero d'ucciderlo. Benedetto, però, intuiti i loro propositi, fece il segno di croce sul bicchiere pieno di veleno, che andò in briciole, mentre un corvo, apparso miracolosamente, portò via il pane, anch'esso avvelenato. Benedetto, senza vendicarsi, abbandonò quei monaci indegni e ritornò alla sua grotta. Erano però tanti i compagni, romani ma anche goti, che volevano unirsi a lui. Benedetto fondò allora, sempre a Subiaco, dodici monasteri, di uno dei quali divenne egli stesso capo, o come si dice, abate. E i monasteri di San Benedetto e di Santa Scolastica, ricchi d'affreschi, sono ancora oggi visitati da migliaia di turisti. Un giorno un giovanissimo monaco di nome Placido cadde nel lago e Benedetto mandò un altro monaco, Mauro, a salvarlo: questi, camminando sull'acqua, ripescò Placido come fosse un pesciolino. Nel 528 Benedetto fondò a Montecassino, a metà strada fra Roma e Napoli, sulla cima di un colle consacrato un tempo a Giove, un monastero divenuto poi celebre, oggi ricostruito dopo esser stato distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale e per far questo Benedetto dovette distruggere tutti gli idoli e convertire alla religione cristiana la popolazione che era ancora pagana. Nel 546 venne a trovarlo Totila, il Re dei Goti, che, volendo mettere alla prova la santità di Benedetto, ordinò al suo scudiero di travestirsi da Re. Benedetto scoprì subito l'inganno e il Re, stupefatto, decise di comportarsi con più giustizia ed esser meno crudele. La sorella di Benedetto, Scolastica, che si era fatta monaca, sul punto di morire ottenne che il fratello andasse a trovarla e voleva che Benedetto continuasse a parlarle, anche se stava calando la notte e dovesse ritornare al monastero, ma questa volta Dio esaudì Scolastica perché cadde una pioggia torrenziale fino al mattino, impedendo a Benedetto d'andarsene. Benedetto mori il 21 marzo del 547, dopo sei giorni di febbre altissima e quaranta giorni dopo la scomparsa di sua sorella Scolastica, con la quale ebbe comune sepoltura. Secondo la leggenda devozionale, spirò in piedi, sostenuto dai suoi discepoli, dopo aver ricevuto la Comunione e con le braccia alzate in preghiera, mentre li benediceva e li incoraggiava. Le diverse comunità benedettine ricordano la ricorrenza della morte del loro fondatore il 21 marzo, mentre la Chiesa Cattolica ne celebra ufficialmente la festa l’ 11 luglio, in realtà tradizionale data del suo Patrocinio, da quando Papa Paolo VI, col breve Pacis nuntius, ha proclamato San Benedetto da Norcia Patrono d’Europa il 24 ottobre 1964, in onore della consacrazione della Basilica di Montecassino. La Regola, composta a Montecassino, è un capolavoro di chiarezza e equilibrio: tiene conto dei bisogni di chi è giovane o è malato, di chi è più fragile psicologicamente e del variare del clima. Per questo ebbe uno straordinario successo e fu adottata, si può dire, in tutta l'Europa medievale. Oltre alla povertà e all'obbedienza, la Regola chiedeva ai monaci d'unire il lavoro alla preghiera. ma il lavoro non era in prevalenza quello manuale dei campi, come spesso si dice, ma erano previsti altri tipi di lavoro, tra i quali quello dello scriptorium, cioè del laboratorio dove si copiavano e illustravano i libri, interamente prodotti a mano. Nella Regola non vi è infatti alcun accenno a una zappa o un falcetto! I monaci si vestivano di una tunica, uno scapolare, una specie di grembiule che s'infila dalla testa e d'inverno si coprivano d'una sopravveste con cappuccio, detta cocolla. Il colore dell'abito benedettino oscillò a lungo fra il bianco e il nero, a seconda del colore della lana delle pecore. Nelle immagini possiamo vedere sia benedettini bianchi che neri, ma il colore preferito fu però quello scuro. E’ patrono, oltre che dell’Europa, dei monaci, degli speleologi, degli architetti e degli ingegneri. Per quanto riguarda l’etimologia, Benedetto significa (dal latino) “che augura il bene”. Nel suo emblema compaiono il bastone pastorale, la coppa e il corno imperiale.

Roberto Cappelli

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