Val d'Orcia Holiday
Agriturismi, case vacanza, B&B, SPA, hotel, castelli e ville
X
Italian English French German Japanese Portuguese Russian Spanish
GUSTO AMBIENTE CULTURA EVENTI SOCIETà

Ricettività
Attività
Tour

martedì 9 aprile 2013

Le strade della transumanza in Val d'Orcia

di Alberto Cappelli         
(VAL D'ORCIA - terra d'eccellenza, n°9)
Mi capita spesso ancora oggi di tornare con la memoria a quando da piccolo, a Torrenieri (mio paese natale), mi ponevo ai lati della strada “Traversa dei Monti”, - da noi chiamata “Vi' lunga”, ma nota anche come Strada Pecorile Maremmana da
Val Di Chiana - insieme ad altri amici per assistere, due volte l'anno, al passaggio dei greggi che in autunno si recavano nei pascoli della maremma e a fine maggio, dopo la tosatura, tornavano sull'Appennino Tosco-Romagnolo.
Ricordo ancora l'incedere maestoso dei pastori – delle volte con un agnellino in braccio, per risparmiare loro la fatica del cammino – attenti a regolare l'attraversamento della Cassia, punto assai pericoloso, anche se il traffico all'epoca era, non dico inesistente, ma quasi; o la guardia silenziosa ma vigile dei cani maremmani, che vagavano da un lato all'altro del gregge; o gli arieti con le loro corna ricurve, con al collo un campanaccio che accompagnava il belato delle pecore.
Il passaggio dei greggi   proseguiva per diversi giorni e noi ragazzi non ci stancavamo di assistervi, cantilenando una insulsa nenia che diceva “passan le pecore, i cacarelli fumano”.
Altri tempi, ma quelli erano, insieme a pochi altri, all'epoca i divertimenti di noi ragazzi.
I greggi erano composti da un gran numero di animali – nel lontano 1500 ve ne erano anche di 1000 capi; nel territorio di Cinigiano, nei primi decenni del 1800 fra la primavera e l'autunno si contavano provenienti da Torrenieri circa 200.000 capi di bestiame  – ma nel periodo precedente il secondo conflitto mondiale il numero degli ovini componenti i greggi era, comunque, diminuito.
Nei tempi lontani gli animali interessati alla transumanza non erano soltanto gli ovini, ma anche i bovini.
Nel giugno del 1940, come noto, l'Italia senza preavviso invase la Francia e l'aviazione francese, per ritorsione, dal giorno dopo iniziò a bombardare, fra l'altro, la maremma livornese e grossetana e in particolare gli obiettivi strategici, quali porti, ferrovie, caserme e altre strutture militari.
I pastori del Casentino, Romagnoli e dell'Alta Valle Tiberina che facevano pascolare i loro greggi nelle “maremme”, tornati da poco nei pascoli estivi di altura, in autunno non tornarono sui pascoli della costa.
Pochissimi, fra i quali ricordo un certo Amadori pastore romagnolo, ottennero da poche aziende agrarie della zona, il permesso di pascolare nei propri terreni, previo accordo con i mezzadri. Poi, terminata la guerra, i greggi transumanti non si videro più.

Ovviamente il fenomeno della transumanza interessava tutta la Toscana, regione che, come è noto, si sviluppa fra l'Appennino e il litorale. Anche le strade che utilizzavano i pastori variavano a seconda della provenienza e della destinazione. In queste brevi note riferirò solo sugli itinerari che interessavano la Val D' Orcia, la Val Di Chiana, l' Amiata e la Maremma Grossetana.   
La viabilità utilizzata per la transumanza era costituita da grandi percorsi svincolati dai centri urbani; spesso erano itinerari risalenti all'epoca etrusca, decaduti per l'urbanizzazione romana e medioevale, ma ancora utilizzati per gli spostamenti pastorali tra l'Appenino e il litorale. 
La transumanza è una pratica antica che si perde nella notte dei tempi ed il suo decadimento ebbe inizio nella seconda metà del 1800, quando i grandi allevamenti transumanti si trasformarono in impresa familiare, con greggi che difficilmente superavano i 100 capi.
Questo tipo di pastorizia consentiva di coniugare le risorse della montagna nel periodo estivo, con i pascoli invernali delle pianure maremmane, ma apportava anche benefici sanitari per il bestiame, vuoi per il cambiamento climatico e ambientale, vuoi – in particolare nei tempi antichi – per integrare una dieta povera di sale, nociva alla salute degli ovini.
Il passaggio delle greggi poteva costituire un problema per i contadini che si trovavano lungo le strade della transumanza, per cui effettuavano una discreta vigilanza affinché gli ovini non entrassero nei coltivi
Questa pratica di allevamento venne regolamentata da disciplinari. In Toscana vi dette inizio lo Stato senese che nel 1419 adottò lo Statuto dei Paschi di Siena, con il quale si disciplinava il movimento dei greggi nei territori di pascolo (Dogane), si regolavano gli ingressi, i punti di conta, le date di frequentazione dei pascoli e i percorsi connessi (Strade di Dogana). Allo Statuto senese si ispirarono gli Statuti della Dogana di Firenze del 1579.
La strada di transumanza che dal Casentino portava in Maremma, aveva inizio a Rassina e da qui, raggiunto lo spartiacque fra il Valdarno e il Casentino, passava dall'antica Dogana di Laterina, quindi risaliva la Val d'Ambra ed entrava nel bacino dell' Ombrone, da dove i pastori proseguivano per la Colonna del Grillo e per Torrenieri, entrando in Maremma a Cinigiano. Questo percorso era seguito anche dai pastori romagnoli e dell'Alta Valle Tiberina ed era controllato dalle calle di Cinigiano.
Da queste stesse aree, se i pastori decidevano di dirigersi verso il bacino dell' Albegna, dopo Torrenieri si seguiva un altro itinerario situato più ad est, che passava per le pendici occidentali dell' Amiata.
Chi, invece, voleva accedere ai pascoli del Viterbese, percorreva la Val di Chiana fino a Montepulciano, quindi oltrepassata Cetona si entrava nel bacino del fiume Fiora o del torrente Paglia.
L'itinerario maremmano sopra indicato, dopo la Colonna del Grillo raggiungeva Monte Sante Marie e Asciano (dove vi era la terza sosta, la prima nel senese). Tra Asciano e San Giovanni d'Asso seguiva il borro La Capra  proseguendo poi per Vaccareccia, Baccoleno e Villa Sant'Antonio, dove scollinava al podere Spinalbe (quarto pernottamento); quindi, seguendo il percorso del torrente Asso, raggiungeva Torrenieri e da qui, dopo la località Lamo,  saliva a Montalcino per scendere al fiume Orcia che attraversava a valle della stazione ferroviaria Sant'Angelo-Cinigiano: questo percorso fu reso possibile solo dopo la costruzione della strada che dalla località Lamo conduce a Montalcino, avvenuta sul finire del 1700. Prima, dopo Torrenieri, si proseguiva sulla Strada  Pecorile Maremmana da Val di Chiana – in questo tratto nota anche come Strada Pecorile del Pian dell'Asso – che scorre parallela alla ferrovia fino al fosso del Rigo, salendo poi al Poggio San Paolino verso Castelnuovo dell'Abate, per ridiscendere al fiume Orcia (oggi questo itinerario è percorribile su tratti di strade carrozzabili e su mulattiere).
Un terzo percorso della transumanza, da Torrenieri si dirigeva verso Orbetello per raggiungere la Maremma meridionale: seguiva la Statale Cassia in direzione di San Quirico d' Orcia fino all'attraversamento del fiume Orcia; qui abbandonava  la Cassia dirigendosi verso Castiglione d' Orcia e, dopo l'antica Osteria Ansitonia, scavalcava diverse valli affluenti del torrente Vivo per raggiungere Casteldelpiano e Arcidosso, località dalla quale quattro strade scendevano verso la costa.
Da Torrenieri si potevano  raggiungere le Calle di Cinigiano imboccando dopo Montalcino la Strada Maremmana Paganico-Montalcino, che passando da Poggio alle Mura, attraversava l' Orcia nella località Capanne.

Oggi questa attività pastorale è scomparsa, ma ritengo importante non perdere la sua memoria; ricordarla alle nuove generazioni lo ritengo necessario per far loro conoscere tutte le tappe che hanno condotto l'umanità al modo di vivere attuale.

(Per saperne di più: Paolo Marcaccini, Lidia Calzolai “I percorsi della transumanza in Toscana”,
Edizione Polistampa, 2003).

News

News

Last five