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martedì 9 aprile 2013

Il carciofo, spinato fiore amaro che fa sempre bene, anche al pinzimonio

di Francesco Matteucci         
(VAL D'ORCIA - terra d'eccellenza, n°9)
Una piccola ciotola, un po’ d’olio delle nostre parti, quello verdastro e pizzichente, un’idea di sale e un bel carciofo di guida, rotondo, allungato non fa differenza, importante che sia colto nell’orto due minuti prima, appena appena lavato e poi gustato sin dalle foglie esterne intingendole nel verdastro coccino, fino al tenero amarognolo gambo ed al suo cuore tenerissimo, da inzuppare e mangiare senza
nemmeno pensare più alle sue spine apicali, che qui non stanno. Cynara scolymus L., pianta e capolini si chiamano allo stesso modo, insieme al Cardo mariano, pianta semiselvatica le cui infiorescenze violacee (presura), lab-fermento (chinosina) venivano usate, ed anche oggi lo sono, come caglio per fare saporiti formaggi. Oltre ad essere buonissimi crudi e cotti in tutte le salse, fanno bene comunque all’organismo, arrivando a noi dal Nord Africa fino ad invadere tutto il mondo. Ad uso farmacologico della pianta si usano come medicinali e fin dall’antichità, foglie, frutti e radici. Già nel XVII secolo si conoscevano le azioni farmacologiche e terapeutiche del carciofo sul fegato. Moderni studi ne confermano le proprietà curative sullo stesso e sulla cistefellea con evidenti effetti epatostimolanti, oltre che diuretici e colerici (cinarina). Il carciofo attira simpatia non solo per la sua diffusa bontà, o perché fa bene, ma forse perché più che un ortaggio è un fiore con una marea di sostanze benefiche e preziose per l’organismo. E’ una miniera di ferro insieme ai suoi principi attivi come i polifenoli, il fosforo, la cinarina, cinaropricina, rutina, acido cloregenico, acidi caffeilchinici e dicaffeilchinici, eterosidi, flavonoidici, potassio, calcio, magnesio, acido malico, vitamine A, B1, B2, C, PP, sodio, tannini e zuccheri anche se in quantità che non devono minimamente impaurire i diabetici.
E’ tonico, aiuta il fegato e scioglie i calcoli renali, calma la tosse e contribuisce a purificare il sangue. L’inulina in esso contenuta aumenta il numero dei bifidobatteri, utilissimi per la flora intestinale e grazie ai suoi composti fenolici si ha un aumento della diuresi e della secrezione biliare. Anche con la cottura non si perdono sostanze importanti come i polifenoli, potenti antiossidanti e, come evidenziato in un importantissimo studio pubblicato sulla rivista scientifica “Nutrition and Cancer” gli stessi combattono l’ossidazione dei radicali liberi del corpo umano favorendone la non proliferazione tumorale. Se mangiato prima dei pasti aiuta notevolmente a dimagrire e a diminuire sensibilmente il senso della fame. I carciofi, amarissimi, vanno consumati freschi, e lo si può capire solo dal loro gambo che, se fresco, si spezza, se ormai vecchio si piega solamente.
Inoltre nel carciofo si trovano gli steroli, utilissimi per diminuire il colesterolo cattivo. Questo prezioso fiore non ha controindicazioni in termini di calorie, ne contiene solo 22 per cento grammi di peso e, contrariamente a moltissime altre piante e frutti usati come prodotti fitoterapici, non ha controindicazioni alcuna se mangiati dalle donne in gravidanza, anzi, l’acido folico in esso contenuto in abbondanza aiuta madre e nascituro a crescere in perfetta salute.
Assunto come alimento, il carciofo è consigliatissimo per quelle persone afflitte da rachitismo ed anemia (ferro, magnesio e tannino). Con le radici della pianta si posso preparare decotti indicati nel trattamento della gotta ed artritismo. La presenza dei composti vitaminici aiuta a ridurre la fragilità dei vasi capillari e la sua assunzione alimentare aiuta, grazie al suo alto contenuto di cellulosa, le persone stitiche. Le foglie fresche o secche, macerate in vino bianco, diventano un’ottima bibita diuretica e di aiuto in caso d’itterizia.
Per ottenere decotti si usano una manciata di foglie bollite per un’ora insieme ad un litro d’acqua, (tre tazze al giorno) , mentre si possono trovare prodotti come tinture, estratto fluido per tintura e lo sciroppo fino ad avere un estratto secco addirittura iniettabile.
La pianta di carciofo ama climi temperati e miti, al freddo muore e possiamo dire che è una delle poche piante, da secoli nostrane, che si “ricorda” di essere Africana.

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