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lunedì 24 dicembre 2012

Il rimedio omeopatico

Otzi, l'uomo venuto
dal ghiaccio, 5000
fa usava la betulla
per migliorare il suo
stato di salute.
di Federico Del Conte         
(VAL D'ORCIA - terra d'eccellenza, n°8)
L'utilizzo di sostanze di varia natura, per migliorare il proprio stato di salute, trae origine in tempi lontani, con sostanze diverse, ma con modalità simili in tutto il mondo. L’uomo ha usato per primo il mondo vegetale come possibile elemento curativo, per la sua facile reperibilità, ma anche, probabilmente, basandosi sull’osservazione dell’utilizzo che gli animali spontaneamente erano abituati a fare. Piante come Arum triphyllum o Chelidonium sono conosciute nella tradizione popolare proprio per essere usate dagli animali per le loro qualità terapeutiche. Il nome Chelidonium deriva dal greco chelidon che vuol dire rondine. Nella tradizione questi eleganti animali usano strofinare gli occhi dei piccoli appena nati, con i rametti della pianta di Chelidonium per favorirne l’apertura.
Arum triphyllum è un tubero che si narra venga mangiato dagli orsi per ritrovare la voce dopo il lungo letargo.

La recente scoperta della mummia Otzi, l’uomo venuto dal ghiaccio, ha dimostrato come già 5000 anni fa venisse praticata una medicina basata anche sull’utilizzo di “farmaci”. Infatti nella bisaccia di Otzi è stato trovato un poliporo di betulla che, come altri funghi degli alberi, è stato usato in medicina fino al XX secolo.

L’apparente grande passo compiuto dalla medicina moderna con i farmaci di sintesi si sviluppa solamente nel XIX secolo e uno dei primi farmaci creati sinteticamente nel 1897 è l’aspirina, precedentemente ricavata dalla corteccia di salice. Verso la metà dell’800, i farmaci erano infatti prodotti dall’estrazione di principi attivi a partire da sostanze principalmente di origine vegetale; sostanze già ampiamente usate e conosciute nella pratica medica, singolarmente o sotto forma di complessi. L’estrazione dei singoli principi attivi è stata talvolta utile anche per limitare la tossicità delle sostanze stesse, che altrimenti andavano sapientemente prescritte per evitare intossicazioni (es: la Stricnina molto tossica, ma che veniva usata in dosi infinitesimali per disturbi dell’apparato digerente, o la Digitale, ancora in uso per problemi cardiaci, la cui somministrazione va accuratamente dosata).

Ciò nonostante la ricerca e lo studio degli elementi che potevano essere usati come sostanze terapeutiche passano attraverso diverse analogie. Di grande rilevanza è stata la teoria delle Segnature, ripresa e sviluppata da Paracelso nel periodo del Rinascimento. Secondo questa dottrina è possibile trovare le proprietà medicinali di una sostanza ricavata dalle piante, considerando la similitudine morfologica di questa con gli organi dell’uomo, oltre a prendere in considerazione la conoscenza dell’ambiente in cui si sviluppa e le modalità di riproduzione per poter giungere alle indicazioni terapeutiche della data sostanza stessa. Concettualmente la teoria delle Segnature non è poi così differente dalla Legge dei Simili di Hanhemann. Ciò nonostante, l’avvento dell’Illuminismo ha spostato l’interpretazione da analogica a logica, impoverendo notevolmente il concetto di Segnatura. Il connettere per analogia un singolo attributo di una pianta al posto dell’analisi di un intero processo, ha portato a una banalizzazione del sistema stesso. Il dire che le noci possono essere un elemento curativo per il cervello, solamente basandosi sull’analogia della forma è una valutazione riduttiva. E’ un po’ come voler ridurre una sinfonia a una singola nota, un film ad una singola immagine o un singolo concetto a un rimedio omeopatico. In questo contesto evolutivo del pensiero Medico, Filosofico e Alchemico della Medicina, Samuel Hanhemann, nella prima decade dell’800, ha posto le basi della Medicina Omeopatica ridando un senso al concetto di similitudine. Hanhemann dimostrò che il similare è un modello complesso che non si può basare su di un singolo sintomo, ma su di una coerente organizzazione di sintomi. In questo studio all’avanguardia delle sostanze, che avrebbe usato come rimedi omeopatici, ha condotto un modello razionale di analisi attraverso una registrazione precisa dei sintomi indotti da queste su di un gruppo di individui sani che provavano su di se i rimedi omeopatici, creando un modello razionale di riproducibilità dell’evento che ne ha garantito l’attendibilità scientifica. I risultati ottenuti venivano quindi integrati con i risultati riscontrati nella pratica clinica avendo così un quadro il più completo possibile delle indicazioni terapeutiche del farmaco. Uno degli aspetti più importanti del genio di Hahnemann è stato proprio quello di cercare una dimostrazione razionale all’utilizzo delle sostanze, permettendo la definizione di una logica partendo da un approccio analogico, sulla base delle conoscenze alchemiche oltre che dell'intuizione. Hahnemann era dunque uno scienziato dell'era dell'Illuminismo, quando la cultura occidentale ha dovuto fondare una scienza basata su un fondamento metodologico preciso e razionale.

Ogni rimedio omeopatico, che sia questo di origine vegetale, animale o minerale, è stato studiato da un punto di vista analogico sia rispetto alle caratteristiche che presenta la sostanza di origine nel suo ambiente naturale, che di oggettivo riscontro dei sintomi registrati dall’intossicazione con la data sostanza, oltre che per la sua efficacia nell’esperienza clinica. Se si prende in considerazione Aurum metallicum, come un qualsiasi altro rimedio omeopatico, rappresenta una precisa associazione coerente di sintomi. I sali d’oro sono usati anche nella medicina tradizionale come cura per patologie a carico delle articolazioni quali l’artrite reumatoide, ma in una valutazione più completa del significato della sostanza, viene perso in considerazione non solamente le sue proprietà chimiche, ma anche sociologiche oltre che alchemiche della stessa. Non sono solo importanti i dolori articolari, il particolare tropismo osseo che si esprime con vere e proprie necrosi o distruttività del tessuto osseo, per una buona prescrizione di Aurum metallicum, ma anche quelle caratteristiche proprie della sostanza riconducibili all’analogia con l’elemento Oro e che delineano un profilo di personalità ben preciso associato ai vari disturbi fisici. Per cui, in un quadro ipotetico e semplificato in cui si potrebbe prendere in considerazione questo rimedio, oltre alla presenza di un disturbo articolare di tipo reumatoide, con ipertensione, deve associarsi anche un profilo di personalità ambizioso, competitivo e realizzativo, ma con degli aspetti di nobiltà, in quanto oltre al valore e alla realizzazione è importate l’apprezzamento di chi gli è intorno. Tutti i sintomi devono portare a una visione d’insieme in cui l’espressione del dolore, del trauma, della lesione di quello specifico tessuto, può essere letto in maniera coerente come ulteriore espressione di quel preciso profilo di personalità. Pertanto i rimedi omeopatici non sono basati su di una fantasiosa ricerca di sostanze più o meno eccentriche a cui vengono attribuite funzionalità metamagiche, ma elementi in gran parte già conosciuti nella tradizione medica e sui quali è stato svolto un preciso e minuzioso lavoro di ricerca di analogia fra i sintomi oggettivi e oggettivabili e le caratteristiche intrinseche dell’elemento stesso. Tutto questo porta a una conoscenza profonda degli elementi che costituiscono i rimedi che si esprime attraverso una coerente organizzazione dei sintomi.

Contatti: FEDERICO DEL CONTE - medico omeopata
www.federicodelconte.it - info@federicodelconte.it

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