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mercoledì 28 dicembre 2011

HIC SUNT PEONES

(di Giordano Belloni)
Il mondo agricolo reagisce alla manovra del Premier Monti: “siamo poveri contadini”. Pronto un numero telefonico per donare 2 euro con un sms
Non c’è niente da fare, la crisi mette con le spalle al muro.  A volte, con la faccia. Piccole e grandi contraddizioni vengono alla luce, e Dio ce ne guardi dal non averne, in Italia. Una fra le tante: il mondo vitivinicolo (o meglio, della produzione vitivinicola)
italiano. Un mondo double face che funziona un po’ come certi materassi: ha un lato estivo ed uno invernale. Eh sì, perché giusto pochi giorni fa Confagricoltura lamentava che le misure per lo sviluppo contenute nella manovra chiamata – con poca fantasia e molto realismo – “salva-Italia” sono destinate alle imprese, e quindi non se ne potrà avvantaggiare l’agricoltura. Qualcuno penserà “ma come…? Un’impresa agricola sarà sì agricola, ma pur sempre un’impresa!” Ah, ingenuo pensatore medio… L’impresa agricola esisterà in Francia, in Germania, financo in America (anzi, nelle Meriche), forse, ma giammai in Italia. Qui l’agricoltura la fanno sempre il contadino, il vignaiolo o, al più, il contadino vignaiolo. E chi non ha mai visto presidenti, direttori e ad delle aziende vinicole – pardon, cantine – aggirarsi per i mercati rionali sul tradizionale carretto carico di fiaschi, con il cappello di paglia calcato in testa? E di quali fatturati aziendali si va parlando? Trattasi di proventi mezzadrili, appena sufficienti a sfamare le famiglie di questi poveri pigiatori di uve. Perciò, siamo equi: è giusto che a salvare l’Italia ci pensino imprese, dipendenti pubblici e qualsiasi privato cittadino con la reintroduzione dell’Ici (ma con un nome più simpatico e trendy: Imu) sulla prima casa, con un nuovo aumento dell’Iva e con i prezzi carburanti (non agricoli, tra parentesi) a livelli insostenibili, per non parlare delle pensioni. Non è altrettanto giusto chiedere di pagare l’Ici/Imu a chi non l’ha mai dovuta pagare a causa delle condizioni di assoluta indigenza intrinseche nell’agricoltura. Agricoltura che ha goduto ininterrottamente di certi sgravi fiscali. Certo, se la matematica non è un’opinione, se qualcuno non paga – seppur legalmente – una tassa, significa che qualcun altro dovrà pagarla per lui, ma qui stiamo parlando di braccianti che vivono nelle stesse condizioni del 1890, non dimentichiamolo! Quante volte abbiamo sentito o letto dichiarazioni di proprietari delle cantine che dicevano che il loro vino è frutto del “sudore della loro fronte” e della “fatica delle loro mani”. Ora, non voglio mettere in dubbio tout court queste affermazioni (…o sì?), ma non ricordo di aver mai sentito un operaio metalmeccanico vantarsi sospirando che quel tal profilato è frutto del “sudore della sua fronte”. Che strani, questi operai.
Insomma, le richieste del mondo agricolo sono semplici, chiare e giuste: essere equiparato al resto del mondo imprenditoriale quando c’è da usufruire di bonus di sostegno, ed essere distinto dal resto del mondo imprenditoriale (e non) quando c’è da affrontare un sacrificio. In fondo stiamo parlando di poveri contadini flagellati dalla fame, non dimentichiamolo. Ecco la denominazione territoriale che dovrebbe essere indicata sui nostri vini, altro che Doc, Igp o Stg. HSP. Hic Sunt Peones.

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