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La cerimonia per l'immissione in possesso in una proprietà agraria a Torrenieri nel 1342

(di Alberto Cappelli)
Il Castello di Torrenieri possedeva una propria autonomia amministrativa e nel 1208 giurò fedeltà allo Stato senese.
Torrenieri era una piccola comunità lungo la via Francigena e gli abitanti – anche grazie a questa collocazione - godevano di un certo benessere.

L’estimo del Comune di Torrenieri del 1327 ci dice che erano presenti circa 500 possessioni, composte da abitazioni, capanne, casalini, forni, platee, gore, aie, terreni lavorativi, vigne, prati, orti, pascoli, boschi, distribuite fra 180 proprietari; i terreni a coltura, in gran parte venivano lavorati dagli stessi proprietari.
Non tutti i proprietari di beni  erano di Torrenieri, ma si registravano anche possessioni  di cittadini di Siena e di altre località vicine, in particolare di Montalcino.  Un numero abbastanza alto di questi ultimi, infatti erano allirati nell’estimo di Torrenieri per volere di Siena, che intendeva così indebolire quel Comune che all’epoca, spesso le era stato rivale(1).
Posseggono beni  anche alcuni Enti, come il Comune, l’Ospedale di Sant’Antonio Abate di Torrenieri, quello di Santa Maria della Croce di Montalcino, la chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena, i frati Agostiniani di Montalcino.
Una famiglia locale, i Di Ventura, possedeva oltre 30 proprietà, in gran parte situate sulla via Francigena, fra le quali i fabbricati di Capo Borgo, di Triboli (dove aveva anche un luogo di ospitaltà, un tempo della famiglia Del Taglia o Del Taglio), del Castellare e una gora sull’Asso(2).
Anche le potenti e nemiche famiglie senesi dei Tolomei e dei Salimbeni avevano proprietà a Torrenieri.
Quando i Tolomei decidono di espandere le loro proprietà fuori dal perimetro urbano, acquistano beni non solo intorno a Siena, ma anche a sud della stessa, seguendo la via Francigena fino a Torrenieri. Qui un ramo della famiglia - i figli di Dino Tolomei - avranno terre, case e un molino. Come accadrà ad altri capifamiglia Tolomei, anche i discendenti di Dino  in seguito alieneranno questo patrimonio per necessità economiche(3).
Un Salimbeni, Nerio, vi possiede terre prative(4).
Ricche di informazioni sono le Tavole delle Possessioni, che riferiscono sulle vendite e acquisti e anche sui toponimi dei luoghi in cui erano presenti i beni venduti, ormai non più presenti, come El Pozzo, Gallo Funi (altre volte indicato come Gallo in Fuori), Lassi e altri ancora; ma uno, Monte Pinci, c’è ancora oggi in prossimità del paese.
Al toponimo Monte Pinci si attribuiscono più origini; secondo lo studioso Silvio Pieri è attestato fin dal 998 ed è un toponimo discusso e discutibile nella forma e nel significato. Se la forma è Pincis proverrebbe dal Pincio di Roma ove si elevava una antica basilica dedicata al santo prete San Felice di Nola.
Se la forma è picis (dal latino pica, cioè gazza), farebbe riferimento ad un antico stanziamento e forse questa seconda forma è la più probabile nel nostro caso.
C’è anche chi lo vuol far derivare dalla potente famiglia romana, ma di origini etrusche,  dei Ponzi, imparentata con l’Imperatore Diocleziano, detta anche Pincis o Pinticis, che fu fra le prime ad abbracciare la fede cristiana e che secondo alcuni abitava a Villa Ponzia, identificata con l’attuale Fattoria dell’Amorosa nei pressi di Sinalunga(5). Nella zona due toponimi farebbero riferimento a questa famiglia: Poggio Pinci ad Asciano e Monte Pinci a Torrenieri.
Qualunque sia l’origine del nome, mi preme qui rilevare quanto verso la metà del 1300 fosse appetibile il terreno in questa località e in particolare riferire di uno strano rito per l’immissione in possesso in una proprietà terriera di quella zona.
Il tutto è ricavato dalla pubblicazione dello studio che nel 1970 fece Don Brandi sulle pergamene del Seminario Vescovile di Montalcino(6).
La prima notizia è del 1° di aprile del 1342 e riferisce che Donna Tessa, figlia di Gezzi di Ciampolino de’ Rossi di Siena, vedova di Mino di Tazio degli Incontri di Siena, vende a Fredo di Fuccio di Nerio del popolo di San Maurizio di Siena, 47 parti dell’indiviso delle 164 che costituiscono un suo possesso, parte lavorativo e parte vignato, posto in Torrenieri in luogo detto Monte Pinci, confinante da una parte con la proprietà di Vitale Bianchi di Montalcino, per 47 fiorini d’oro buono e puro di giusto peso.
- Atto rogato in Siena alla presenza dei testimoni Donato Pepi, Matteo di Lando (Landi) e Giovanni di Bruno (Bindi).
Tre mesi dopo, il 29 giugno 1342, Giovanni di Gezzi Foscherani del popolo di San Pietro a Ovile di Siena, vende ad Agnoletto di Bonfiglio di Montalcino un pezzo di terra lavorativa posta a Torrenieri in luogo detto Monte Pinci, confinante da una parte con la proprietà di donna Tessa e dall’altra con la proprietà di Pietro Cacciati, per 140 lire di denari senesi.
- Atto rogato alla presenza di Fredo di Fuccio e Deo di Nerio.
Trascorsi due giorni, il 1° luglio 1342, Donna Tessa vende ad Agnolotto di Petruccio di Bonfiglio di Montalcino 117 parti per indiviso delle 164 che costituiscono l’intero fondo, parte lavorativo e parte vignato, posto in Torrenieri in luogo detto Monte Pinci, per 117 fiorini d’oro e se detta terra vale di più, il resto è a titolo di donazione.
- Atto rogato in Siena alla presenza dei testimoni Benecasa di Mino e Minuccio di Gezzi.
Il 16 luglio dello stesso anno, Torello di Nuccio di Torrenieri, donna Cecca sua moglie e Raniero suo figlio (confinanti con la proprietà di Tessa) conosciuto il tenore della suddetta vendita rimettono al compratore ogni loro diritto su detta terra.
- Atto rogato in Torrenieri alla presenza dei testimoni Francesco di Maestro Pietro e Filippo di Nerio.
Nello stesso giorno, in Monte Pinci Agnolotto viene messo in reale possesso della terra dal procuratore Giacomo Chesis di Torrenieri. Egli porge ad Agnolotto una zolla di terra, un po’ d’erba, una vite, delle fronde d’albero e Agnolotto ne detiene reale possessione entrando sulla terra acquistata e prendendo le cose che gli vengono porte.
Il cognome del procuratore, Chesis, pur essendo indicato come di Torrenieri, non sembra originario della zona: da dove proveniva? E il rito dell’immissione in possesso è tipico della eventuale zona dalla quale il procuratore era originario?
Non mi risulta che nello Stato senese del 1300 si entrasse in possesso di una proprietà terriera con quello strano cerimoniale, o mi sbaglio?
         
Note
  1. A. Cortonesi - “La Val d’Orcia nel Medioevo”.
  2. M. Ciacci – “La Torre Nera”
  3. R. Mucciarelli - “I Tolomei, banchieri di Siena”
  4. C. Cherubini - “Proprietari, contadini e campagne senesi”
  5. E. Maroni - “Prime comunità cristiane e strade romane nei territori di Siena – Arezzo - Chiusi”
  6. Notizie riprese dal “Gazzettino e Storie del Brunello e di Montalcino” del settembre 2010