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lunedì 31 ottobre 2011

Borgo di Castelvecchio, immerso nella natura fra tradizione, innovazione e 'buon gusto'!

(di Mirco Sanchini)
Non dobbiamo mai dimenticare il legame che unisce la Val d’Orcia alla sua gente.
Forse è stato proprio l’ingegno di chi ha saputo vivere in una parte di Toscana così difficile, poverissima, quasi dimenticata, a promuovere questa valle addirittura a patrimonio UNESCO per bellezza, cultura e umanità. Ne sono testimoni i boschi, le aspre crete, i morbidi profili delle colline, gli ampi orizzonti, i borghi medievali, le città
rinascimentali, la tradizione culinaria, sintesi dalla creatività di chi ha conosciuto la miseria di una terra esigente, in cui l'abbondanza era talvolta sinonimo di spreco e la parsimonia equivalente di abilità.
Basti pensare agli aromi del nostro pane, dell’olio, al miele, al pecorino di Pienza, ai grandi vini, quali l’Orcia e soprattutto il Brunello di Montalcino e il Nobile di Montepulciano, già rinomati nell’ottocento.

il Borgo di Castelvecchio
I Borghi e i poderi sono tutt’oggi i custodi di questi preziosi saperi, come il Borgo di Castelvecchio, un’azienda testimone dal 1100 dell’evoluzione socio-economica della Val d’Orcia, consapevole della propria storia, ma sempre ben disposta all’innovazione.
Qui continuano a lavorare le persone che lo hanno sempre abitato, che sono nate e vissute nei suoi casali. È grazie a loro, alla cultura, alla serietà e alla dedizione di questa gente che oggi il borgo conta 32 camere da letto, 2 sale convegni, 2 sale dedicate alla ristorazione degli ospiti e 2 piscine, tutti perfettamente integrati alla struttura originaria.
Anche la produzione aziendale e i relativi annessi agricoli sono stati reinterpretati.
Le mucche da latte, che un tempo producevano ben 40 quintali di latte d’alta qualità al giorno, sono state sostituite dal piccolo allevamento bovino da carne, dove le mucche pascolano in libertà insieme al toro Limousine nel paddock; mentre la grande stalla, divenuta ormai desolatamente vuota, è stata convertita in Centro Ippico Federale. Il centro - riconosciuto dalla FISE per lo sviluppo dell’equitazione nel territorio - è l’unico nella valle a possedere anche un campo coperto.
Recentemente è stato smaltito il vecchio tetto in eternit ed istallato nella nuova copertura un impianto fotovoltaico da 200 kWh, uno dei più grandi della Val d’Orcia, apportando così un miglioramento estetico, ma sopratutto ambientale.
Castelvecchio è anche una azienda faunistica popolata da cinghiali, caprioli e daini, dove ogni anno vengono immessi più di trecento fagiani che si irradiano nel territorio. è un parco nel Parco della Val d’Orcia, risultato di un’attenta e rigida politica venatoria, che è riuscita ad ottenere un’importante e sana popolazione di animali selvatici perfettamente ambientati.
Prodotto ultimo e fiore all’occhiello dell’intera filiera aziendale è la cucina.
Mangiare è una necessità, mangiare intelligentemente è un’arte.
Lo scriveva de la Rochefoucaud e devono saperlo bene le donne del Borgo, che propongono ogni giorno agli ospiti le più antiche ricette toscane, a volte rivisitate, quasi sempre a base di carne cacciata o allevata all’interno della proprietà, impreziosita dalle erbe spontanee che sempre qui vengono raccolte. Borraggine, ortica, radicchio selvatico, malva, asparagi e ginepro, sapientemente usati, sono il segreto di queste impareggiabili pietanze.
Storicamente crocevia di epiche battaglie tra guelfi e ghibellini, fiorentini e senesi, perugini e aretini, oggi luogo di contemplazione e di riposo, forse la vera unicità del Borgo di Castelvecchio è semplicemente la sua assoluta normalità. È l’aria di casa che si respira passeggiando tra le sue mura, è l’aria della Val d’Orcia, così essenziale, così seduttrice.


CAPRIOLO PRUGNE E MANDORLE
Tagliate la carne a pezzi non troppo grandi, lavatela molto bene diverse volte e lasciatela marinare per almeno 12 ore in una terrina dove avete versato il vino e aggiunto le spezie, una costa di sedano tagliata a pezzetti, due carote a rondelle, una cipolla e uno spicchio d'aglio tritati, alcune foglie di salvia e due d'alloro, sale e pepe. Girate i pezzi ogni tanto. Togliete la carne dalla marinata, sgocciolatela e mettetela in una casseruola larga.
Fate cuocere a fuoco vivo, quando ha tirato fuori tutta l’acqua, togliere dal fuoco e buttare il liquido ottenuto.
Rimettere nel tegame e condire con olio, sale  e pepe e peperoncino.
Far rosolare  e  aggiungere il vino bianco.
Far cuocere la fuoco lento per circa 2 ore.
Quando la carne è quasi cotta, aggiungere le prugne e le mandorle, far fare un ultimo bollore e la carne è pronta.

Info: www.borgodicastelvecchio.com - info@borgodicastelvecchio.com
tel. 0578.52165/166 - mobile 339 6304039 - skype: castelvecchio2

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