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A Sant'Antimo si insediano gli olivetani

Dopo 36 anni, ora che l'ultimo dei Canonici Premostratensi di Sant'Antimo è tornato in Francia, Montalcino ha affidato l’Abbazia alla comunità benedettina di Monte Oliveto Maggiore.
Come era stato preannunciato, dopo 36 anni pure l'ultimo dei Canonici Regolari Premostratensi di
Sant’Antimo, il fondatore padre Andrea Forest, arrivato in Toscana alla fine degli anni Settanta, accolto dall'allora Vescovo di Montalcino Monsignor Ismaele Castellano e oggi ultraottantenne, è tornato in Francia, purtroppo anche per motivi di salute. Così quella che fu la comunità dei Canonici Regolari Premostratensi di Sant’Antimo continua la propria missione pastorale presso l'Abbazia di San Michele di Frigolet vicino ad Avignone – che a sua volta, pur disponendo di amplissimi spazi, è totalmente carente della presenza di un numero adeguato di religiosi, ormai ridotti a solo due unità, peraltro in età avanzata, a causa del crollo delle vocazioni in tutta Europa – come voluto dall'Abate Generale dell’Ordine Premostratense sul naturale presupposto della necessaria crescita anche numerica di ogni comunità, cosa purtroppo non più possibile nella realtà di Sant’Antimo.

Negli ultimi decenni Sant'Antimo si era così riaffermato, dopo un lungo periodo di decadenza e abbandono, come un centro elevato di spiritualità specialmente nel campo giovanile (mondo scout), familiare e artistico (canto gregoriano) e fortunatamente una nuova comunità religiosa ha deciso di proseguire il cammino. Infatti il Padre Abate Generale Dom Diego Maria Rosa e la comunità benedettina di Monte Oliveto Maggiore comunicano che S. E. Rev.ma Mons. Antonio Buoncristiani, Arcivescovo Metropolita di Siena – Colle di Val d’Elsa – Montalcino ha affidato l’Abbazia di Sant’Antimo alla suddetta Comunità monastica, da cui dipenderà direttamente.

Così dal gennaio 2016 nell’Abbazia di Sant’Antimo risiedono stabilmente due monaci della comunità monastica benedettina di Monte Oliveto Maggiore, il sacerdote don Franco Paderni e l'oblato Fra Bonifacio, che sono andati a costituire una cella, cioè una dipendenza della casa madre olivetana. I monaci benedettini di Santa Maria di Monte Oliveto, chiamati anche olivetani, furono fondati nel 1319 dal senese san Bernardo Tolomei (1272–1348) e si caratterizzano per il colore bianco del loro abito – simbolo della loro particolare devozione verso la Vergine Maria – e per il fatto di vivere la stabilità benedettina all’interno della Congregazione di cui l’Archicenobio di Monte Oliveto Maggiore è origine e principale riferimento giuridico e spirituale.

I monaci olivetani vivono la loro giornata all’insegna del celebre motto che, pur assente dalla Regola di San Benedetto, la sintetizza ottimamente: ora, lege et labora. Preghiera (ora), nella recita dell’ufficio divino in coro e nella celebrazione della liturgia eucaristica come momenti comunitari, accanto alla preghiera personale. Lectio divina e studio (lege), dimensioni della crescita spirituale e intellettuale. Lavoro (labora), aspetto fondamentale della giornata di ogni uomo, sia esso di tipo manuale o intellettuale, vissuto come servizio rivolto alla comunità o come attività per provvedere al proprio sostentamento.

Don Franco e Fra Bonifacio celebrano ogni giorno alle ore 6 l'ufficio delle letture, alle ore 7 le lodi e la santa messa, alle ore  12.30 la sesta a cui fa seguito il rosario, alle ore 15:30 la nona, alle ore 18:30 il vestro e infine alle ore 20:30 la compieta. La domenica la santa messa viene celebrata alle ore 9,30 a Castelnuovo dell'Abate in parrocchia e alle ore 11 in abbazia a Sant'Antimo.

(di Roberto Cappelli)